Ieri notte dopo l'annuncio dell'incarico esplorativo di Mattarella a Draghi ho scritto un post.
Stasera ho scritto il secondo tempo.
Ieri notte, a botta calda, forse sono stato poco rispettoso. Qualcuno si è chiesto come ho mai potuto mettere in discussione l'idolatrato uomo del mitico “whatever it takes“.
A parte il fatto che la politica monetaria del numero uno della BCE non è servita solo a noi e, per il momento, ha salvato l'euro e dunque il crollo dell'economia di carta mondiale, in realtà non ha fatto altro che quello predicato e praticato già dall’ex capo della Federal Reserve, Ben Bernanke detto Helicopter Man (basta cliccare un tasto sul computer per creare denaro e poi, se necessario, anche lanciarlo dall'elicottero, come in passato ha spiegato chiaramente).
Effettivamente così, più o meno, hanno fatto tutti gli altri governatori di banche al mondo in misura anche maggiore di quanto avvenuto in Europa.
Nulla che si sia discostato dai dettami della destra economica internazionale.
Risultato tangibile: i ricchi sono diventati sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri.
Anche il Covid ha contribuito a rendere ancora più straricchi i già straricchi 10 uomini più ricchi del mondo!
Ovvio che questo non è colpa di Draghi. Lui è stato, è, e sempre sarà, per formazione e convinzione, soltanto un ingranaggio del sistema finanziario saldamente in mano al capitalismo internazionale.
A rivoluzionare questo stato delle cose ci vorrebbe un crollo sistemico - che magari sarebbe stato propiziato dalla fine dell'euro e dell'Europa -, ma non è detto.
Ci sarebbe pure voluta una rivolta popolare di quel popolo che piace così poco ai benpensanti e vive in condizioni sempre più merdose.
Il dopo? Il dopo sarebbe comunque un'incognita e le passate esperienze storiche non depongono certo a favore.
Non a caso ho scritto che più dell'Italia Draghi ha salvato l'euro.
Tutti coloro che hanno qualcosa da perdere oltre alle loro catene non amano le rivoluzioni. Lo aveva già capito anche Marx.
Io non sono diverso dagli altri.
Mi limito a non condividere l'unanime entusiasmo di reti televisive, stampa di centro-destra e quant'altro per il nuovo auto commissariamento dell'Italia (con l'unica eccezione del Fatto Quotidiano e del Manifesto che, pur diversissimi tra laro, sono gli unici quotidiani rimasti con timide venature di centro-sinistra!)
Giannini, direttore della Stampa, come quasi tutti gli altri suoi colleghi, vede con entusiasmo in Draghi la famosa luce in fondo al tunnel. Però potrebbe anche rivelarsi un treno carico di esplosivo!
L'entrata in gioco di Draghi ha suscitato gioia anche nella Confindustria che ha chiesto immediatamente lo sblocco dei licenziamenti.
Vorrà pur dire qualcosa.
Secondo l'Istat il mese scorso gli occupati sono diminuiti di 101.000 unità: 99.000 sono donne e appena 2.000 uomini.
Nei dodici mesi, il saldo negativo di 444.000 unità è composto da 312.000 donne e 132.000 uomini.
Questo nonostante il blocco dei licenziamenti.
Pensate un po' a cosa succederà con lo sblocco!
Però a chiunque abbia una qualche forma di garanzia tutto ciò non importa una pippa.
D'altra parte i coglionazzi del PD e Cinque Stelle in questi mesi non sono riusciti a mettere insieme niente di significativo che desse un senso nuovo al loro governare e ai sempre più disperati una prospettiva di speranza.
Per questo anche un opportunista come Cacciari plaude all'avvento di Draghi.
Ma basterà? E con l'appoggio di chi, oltre alla solita nota ammucchiata? E per fare che?