2013-03-24

Chi ha paura del Grillo furioso? Considerazioni a margine di una crisi senza sbocchi

La mia si rivelerà una clamorosa cappellata, ma non riesco, proprio non riesco ad aver paura di Grillo e del suo M5S. Certo, non è che i parlamentari cinquestelle siano un manipolo di supercompetenti, e anche in quanto a cultura generale magari lasciano un po' a desiderare. Ma dopo le prove dagli splendidi tecnici e/o professori assemblati da "So-tutto-io" Monti (come ha scritto l'amico Ivo) anche la fiducia nella "competenza" è andata a farsi benedire.

Alcuni cinquestellati magari hanno idee un po' strampalate e altri scivolano in forme di tecno-esoterismo alla Casaleggio. Chissà che tra loro non ci sia anche qualche mascalzoncello arrivista. Si sa. Sul carro dei vincitori saltano in molti. Però, nel complesso, sembrano donne e uomini come tanti con qualità e difetti tipici dei nostri giorni e, se non altro, animati da buone intenzioni.

Di buone intenzioni sono lastricate le strade dell'inferno. O almeno così si dice. Non credendo a demoni ed inferni extraterreni resto del parere che l'inferno ce lo possiamo costruire su misura noi uomini, come è avvenuto per ben due volte, tragicamente, nel secolo scorso su scala mondiale e continua ad accadere su scala regionale.

L'inferno sono le guerre, le persecuzioni, le torture, la violenza di ogni genere, fame e sete, malattie inguaribili, disgrazie strazianti, la privazione della dignità umana. E la mancanza di un tetto, di un lavoro, d'istruzione, del minimo indispensabile per sopravvivere non solo rende poveri, ma toglie dignità.

Serve poco "pensare" ai poveri o cavarsela con un po' di beneficenza per tranquillizzare la coscienza. La questione è trovare il modo di ridistribuire le ricchezze del mondo accumulate nelle mani di pochi sottraendo a chi gestisce il potere gli strumenti per continuare ad arricchirsi a danno dei più. Impresa titanica. Ma si può cominciare anche da poco come dal taglio dei privilegi più scandalosi e dalla lotta ai soprusi.

Il problema è squisitamente politico, non religioso. Le religioni fanno quello che hanno sempre fatto più o meno sfacciatamente. Mantengono le cose come stanno appoggiandosi a chi ha il potere, quando il potere non possono gestirlo direttamente. Smussare con la carità e la fede le peggiori ingiustizie è solo un modo per mascherarle.

In nome di un sviluppo illimitato l'un per cento della popolazione spreme la Terra a proprio beneficio fino a renderla inservibile. Al rimanete novantanove per cento vengono progressivamente sottratti i diritti conquistati a prezzo di lotte epocali. Viene loro riconosciuto l'unico compito di lavorare e consumare, sempre di più, perché il sistema altrimenti smette di funzionare. Ma nessuno sembra in grado di evitare il ciclico ripetersi di crisi finanziarie, economiche e produttive che inceppano il meccanismo e interrompono quello sviluppo che utopisticamente si ritiene inarrestabile.

Ed eccoci qui, nella fase attuale, con milioni di disoccupati, intere nazioni sull'orlo dello sfascio e privi di un credibile futuro per le giovani generazioni. Come meravigliarsi se a fronte di ceti politici ed amministrativi screditati, ed arricchiti a dismisura dai soldi pubblici il malessere popolare si appelli ai "populisti"?

Corruzione e scandali di ogni tipo hanno contraddistinto l'Italia del dopoguerra con particolare riguardo agli ultimi vent'anni. Un relativo benessere, più o meno diffuso, ha alimentato il disinteresse per la cosa pubblica e una massiccia dose di cinico individualismo. Ora i nodi di tanta cattiva politica vengono evidenziati dalla dilagante insofferenza per chi occupa posti di comando. Che a cavalcare lo sfacelo siano le destre con le illusorie falsità berlusconiane (che ancora incantano troppi italiani scarsamente memori od informati) ci sta; come ci sta che un Grillo abile cavalcatore di folle, vellicando pubblici umori, rischi una maggioranza relativa di consensi.

Troppo compromessi tutti gli altri tocca a lui fare da deus ex machina, il dio che nel teatro greco calava dall'alto in palcoscenico per risolvere situazione intricate e apparentemente senza soluzione. Un ruolo che tutto sommato gli si addice dopo decenni trascorsi a fustigare i pubblici d'Italia con la crassa e ridanciana denuncia di malaffare e inciuci insieme alla critica serrata di pubblicità e consumismo. Da professionista dello spettacolo gli è stato possibile, una volta sbarcato sul Web e favorito dalla crescente impopolarità dei politici di lungo corso, allargare a dismisura il consenso intorno a sé.

Il problema non semplice per il duo Grillo-Casaleggio è gestire la forza che hanno evocato restando nel contempo fedeli a enunciazioni di principio tipo "uno vale uno". Costretti a misurarsi da subito con l'opportunità di gestire il funzionamento statale sono nella situazione di non poter fare le anime belle comodamente all'opposizione. D'altra parte rischiano di compromettersi in alleanze distruttive. Non so se abbiano soluzioni valide per risollevare un paese in ginocchio come il nostro. A questo punto non so neppure se altri le abbiano. Sembra che in Italia la farsa si sia sostituita alla politica. Purtroppo nella storia le farse non allontanano la tragedia.

Comunque vadano le cose, piaccia o non piaccia a tutti coloro che detestano Grillo, trovando mille occasioni per attaccare lui e il Movimento - facile esercizio per altro, favorito dalla scarsa preparazione politica, e non solo, di molti attivisti - bisognerà fare i conti ancora per un bel po' col M5S, alla faccia di chi sembra convinto di un suo prossimo sciogliersi come neve al sole.

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