Queste le donne e gli uomini in ballottaggio nelle principali città
(ma per Raggi a Roma e De Magistris a Napoli direi che si tratta di una formalità)
Se a maggio del 2012 era Grillo ad aver fatto "Boom" ora, senza più Casaleggio e defilatosi il comico, il Movimento Cinque Stelle è finalmente approdato alla maturità istituzionale.
C'è chi continua a definirli antisistema, ma di antisistema hanno ormai ben poco.
Le due donne (di Roma e Torino) sono più rassicuranti di quanto non lo siano le sparate di Beppe. Borghesotte a modino hanno buone stampelle tra i moderati.
Nello schifo che fanno i partiti tradizionali e i loro candidati o non si va a votare (i non votanti si avviano ad essere maggioranza e ormai basta convincere un avente diritto al voto su cinque per aspirare alla vittoria) o si prova chi, non avendo mai governato, promette onestà.
Per Virginia Raggi, probabile futuro sindaco romano, dal dire al fare si vedrà. La conquista di Roma - è miracoloso davvero che Giachetti sia arrivato al ballottaggio dopo tutto quello che hanno combinato quelli del PD - potrebbe essere l'inizio della fine per la credibilità pentastellata.
A Torino c'è da chiedersi come si faccia ad andare a votare uno come Fassino, eppure è avanti di dieci punti.
A Milano, manager per manager, forse è più progressista quello di "destra" che quello di "sinistra".
A Napoli stupisce che la trasversalità di De Magistris non lo abbia fatto eleggere al primo turno.
Cancellata ovunque qualsiasi parvenza di politiche di sinistra - per quel che vale ancora questo vocabolo.
In fin dei conti non è accaduto nulla che non fosse ampiamente prevedibile.
I commentatori si scalmanano per farci credere quello che essi stessi autoreferenzialmente si raccontano.
Sono elezioni amministrative e lasceranno il tempo che trovano.
PS
Grillo, che ha fatto un passo a lato, dimostra ancora una volta di avere talento nello scegliere i tempi dello spettacolo. Non è più il momento dei Vaffa!
L'M5S veleggia per conto suo e in queste elezioni ha fatto il botto grazie anche alla pochezza - quando non impresentabilità - degli avversari.
Abatini telebanucci (Di Maio, Di Battisti) hanno preso il sopravvento nel Movimento. Non perdono occasione per ringraziare i padri fondatori ai quali devono tutto (ed è vero!), ma sotto sotto si percepisce la soddisfazione di esserseli levati dai coglioni.
Chissà che Beppe Grillo di fronte a quella che Di Maio definisce "rivoluzione gentile" in cuor suo un "Vaffa!" non lo dedichi pure a lui.
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