Dacia Maraini,
sopravissuta ai tempi dei "Daci e dei Moravi", come ironizzava
Arbasino, sul Corriere ha scritto un pezzo strappalacrime sull'indigenza degli
ospedali venezuelani e, più in generale, del mondo. (http://articoliscelti.blogspot.it/2016/09/le-culle-di-cartone-in-venezuela.html)
Un po' tutta
la stampa "malpensante" si è buttata sulle foto dei neonati sistemati
in culle di cartone.
Quale sia la
vera situazione venezuelana non so.
Le foto
sembrano provenire da Manuel Ferreira Guzman, un avvocato venezuelano
dell'opposizione, secondo taluni ispiratore in passato di un tentato golpe contro
Chavez, e non "pediatra" come si dice su Il Fatto Quotidiano.
Dunque più
che altro si tratterebbe di un "attacco mediatico al Venezuela".
Questo sostengono i responsabili dell'ospedale in questione.
Comunque sia
tutto ciò dimostra la difficoltà a controllare le notizie che però, una volta "sparate"
da giornalisti assai discutibili, fanno il loro corso nella testa delle
persone.
Dacia
Maraini scrive cose sensate, sulla stato del mondo, nel suo articolo, però, prendendo
spunto da una dubbia foto sensazionalistica, inficia in parte la validità di
quanto afferma.
Quella
mentalità americana alla Donald Tump per cui chi non ha soldi non dovrebbe
neppure avere il diritto di entrarci negli ospedali è sempre più presente
ovunque e questo è il problema.
Tutti, anche
in Italia, hanno esperienze relative alle differenze di trattamento della
nostra assistenza sanitaria pubblica. Prenotare una visita e sentirsi dire che
occorre attendere mesi, ma, pagando, si può fare subito è la norma. È il
famigerato "intra moenia", l'uso da parte dei medici di strutture
pubbliche per visite private.
In quanto alle
culle di cartone, prima della sventagliata di articoli su quelle del Venezuela,
su Google se ne diceva meraviglie. Di quelle finlandesi, ecologiche in quanto
di cartone riciclato, che addirittura avrebbero aiutato (in Finlandia naturalmente!)
a far diminuire la mortalità infantile.