Il cosiddetto “Canone RAI” non esiste, ma è un balzello facente capo a un regio decreto del 1938 che inizia: "Chiunque detenga uno o più apparecchi atti od adattabili alla ricezione delle radioaudizioni è obbligato al pagamento del canone di abbonamento, giusta le norme di cui al presente decreto." ...
Così stanno le cose, a quanto mi risulta, e chi ha provato ad andarci contro si è rotto le corna. Ciò detto la dice lunga il fatto che nessuno abbia mai avuto la volontà politica di metterci le mani.
Tutto è cambiato da allora e mi chiedevo perché non debba essere possibile arrivare semplicemente ad una normativa per la quale si paghi in base alle trasmissioni che effettivamente si vedono (o, al più, alle reti alle quali si decide liberamente di abbonarsi).
Poi oggi ho letto su La Stampa il Buongiorno di Massimo Gramellini: Il canone spuntato, col quale concordo pienamente. Per cui ritengo inutile qualsiasi altro commento.
Lo stato d’eccezione provocato da un’emergenza immotivata
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Coronavirus. La paura dell’epidemia offre sfogo al panico, e in nome della
sicurezza si accettano misure che limitano gravemente la libertà
giustificando l...