2010-12-16

Julian Assange uomo dell'anno

Nel 2006 Time decretò "uomo dell'anno" tutti coloro che del Web sono attori attivi e passivi. Chi lo usufruisce, insomma, in tutte le sue forme. Campeggiava in copertina lo schermo di un computer che richiamava la schermata di Youtube. La scritta recitava: “La persona dell’anno sei tu. Si tu. Tu controlli l’età dell’informazione. Benvenuto nel tuo mondo”.
Questo rito del magazine americano, ripreso a destra e a manca, di nominare uomini e donne dell'anno può anche non significare un granché. Però quella scelta del 2006 sembrava una apertura alla democrazia globale dell'informazione, il riconoscimento di una rivoluzione culturale che ridimensionava il ruolo primario dei grandi mezzi di comunicazione a favore di una informazione parcellizzata costruita dal basso. Implicitamente il Time ammetteva la centralità di Internet nel mondo della informazione e della comunicazione.
Quattro anni dopo la rivista fa un salto indietro clamoroso. Ha chiesto ai suoi lettori di esprimersi, ma, davanti ai 382.025 voti per Julian Assange (di gran lunga al primo posto tra i votati), ha preferito dedicare la copertina prestigiosa a Mark Zuckerberg (solo al 18esimo posto con 18.353 voti). Immediate le proteste della rete.
Sembra quasi che in questo modo i giornalisti tradizionali, spiazzati dalla potenzialità della rete, che sempre più finisce con relegarli ad un ruolo di secondo piano, si siano vendicati arrogandosi il diritto di scegliere, anche contro le preferenze dei loro stessi lettori. A fronte di un Assange che con il suo WikiLeaks svela a tutto il mondo il pensiero "segreto" e le malefatte dei potenti, ponendo, senza mediazioni, a disposizione di chiunque tutti i documenti originali (e per questo viene messo alla gogna) si preferisce un geniale ragazzotto multimiliardario che, un po' per gioco, si è inventato una fortunata piattaforma di comunicazione sociale. Facebook è sicuramente un evento epocale con il suo mezzo miliardo di utenti sparsi nel mondo (vedi sotto la mappa delle relazioni), ma di fatto è, specularmente al Web, spazzatura in elevatissima percentuale. Però, per dirla con De André, "dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori". Così nel cumulo di ciarpame accatastato, tanto su Facebook come nel Web in generale, si trova tutto ciò che può soddisfare qualsiasi ricercatore. Inoltre non è facile prevedere quali nuovi usi di Internet potranno venir fuori dall'inventiva degli utilizzatori. Qui il discorso diventa complesso e non è la sede per affrontarlo.
Comunque, per i giornalisti della carta stampata, questa realtà diventa sempre meno controllabile ed è dunque più che comprensibile la loro resistenza, per quanto destinata al fallimento. Ciò può in parte spiegare l'attuale scelta di campo del Time. Di WikiLeaks, avrebbe volentieri fatto a meno. Meglio dunque premiare l'inventore di un apparentemente meno pericoloso luogo di incontri interpersonali come Facebook che Julian Assange, detestato da coloro che influiscono sulle sorti del mondo e temono la mancanza di controllo sulla comunicazione.

(cliccarci sopra per ingrandirla)

Mappa su scala mondiale delle relazioni di amicizia tra tutti gli iscritti a Facebook. Si è utilizzata una scala di colori, che va dal nero al blu al bianco, per rappresentare con linee di colorazioni diverse le relazioni personali tra gli utenti in tutto il mondo.
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