2012-05-25

Metafore (ché i "giovani grillini" non deludano le nostre "vecchie" speranze)


        metafora esistenziale 

                                                                                 sinergie


     

2012-05-22

Ma la Rete è politica allo stato puro?



Premetto la mia personale soddisfazione per il risultato del Movimento 5 stelle e mi permetto un consiglio spassionato ai dirigenti del PD se aspiranti a più consistenti "vittorie": copiare il programma (per altro assai minimale) dei "grillini" e sbandierarlo ai quattro venti anziché pecoreggiare fingendosi leoni... [ndr: scettico non simpatizzante per Grillo che vede però di buon occhio gli "sgobboni" del Movimento 5 stelle - sperando di non restarne deluso a breve].

Ciò scritto sembra interessante ripescare un articolo di Micromega del settembre 2010, Grillo e il suo spin doctor: la Casaleggio Associati, non perché lo condivida appieno, ma per alcuni interessanti spunti sulla premiata ditta Casaleggio che sta dietro al successo in rete di Grillo (che smetterei di definire "comico" come si continua ostinatamente a fare).
Quello che penso di Beppe Grillo lo ho brevemente espresso nel post ...e Grillo ha fatto BOOM!.

Con l'intuito che lo contraddistingue Beppe Grillo, quando ha deciso di cimentarsi in rete, ha scelto chi più poteva essere congeniale al suo successo. Ancora una volta ha visto giusto puntando su Casaleggio, fregandosene dei "retroscena" non edificanti del personaggio. Altri più intellettualmente e politicamente qualificati interlocutori - che l'avrebbero volentieri appoggiato - probabilmente non sarebbero stati altrettanto efficaci. Grillo non è un ideologo, è uno straordinario "animale da palcoscenico" col pallino della "politica" (intesa nel senso più ampio possibile). Lascia ad altri le rogne dell'organizzazione e del lavoro quotidiano "sul campo".
Il fenomeno non è lui, sulla breccia da decine di anni, ma il "grillismo" sfociato nel "Movimeto 5 stelle" di cui lui è bandiera e, a modo suo, "guru", ma non "leader" inteso in senso politico. Anche per questo non c'entra niente, checché se ne dica, né con Berlusconi e i suoi partiti di plastica, né con Bossi e la Lega.

Ma, volenti o nolenti, dietro al fenomeno "politico" stanno sì i "grillini" che si sono aggregati nei Meetup, ma anche l'organizzazione individual-aziendalista e l'ideologia della "non ideologia" della Casaleggio Associati, dove le decisioni sull'immediato si prendono non certo assemblearmente. Però, in compenso, la visione del futuro è un collettivismo mistico-tecnologico venato di catastrofismo fantascientifico a lieto fine (per pochi). Gaia, il futuro della politica che sulla Home page casaleggio.it sintetizza "La nostra visione del futuro della politica descritto attraverso un video" è abbastanza agghiacciante.

"La Rete è politica allo stato puro", sostiene Gianroberto Casaleggio. E sarà pur vero, ma a resuscitare le speranze dei cittadini di Parma è stato un bancario (non un "banchiere"!) che scrive: “Fin da piccolo ho sempre voluto cambiare il mondo, finalmente ho capito da dove iniziare. Proprio da qui, tutti insieme, per combattere il consumo del territorio e lo sfruttamento delle risorse naturali” e nell’estate del 2011 con il gruppo MDF Parma (Movimento per la Decrescita Felice) vanta di aver dato vita ad un orto sinergico. Una visione del mondo più prossima alla costruzione tenace di un "futuro sostenibile" compatibile con i limiti planetari che a una democrazia virtuale post-atomica all'ombra di Google.
Insomma: grande è la confusione sotto le cinque stelle. L'augurio è che qualcosa di buono e duraturo ne venga fuori.




2012-05-16

La "finanza" secondo Paolo Rossi e Paul Krugman



Considerazioni a margine dalla geniale declinazione di Paolo Rossi della parola "finanza" a Quello che (non) ho e degli articoli di Paul Krugman (premio Nobel per l'Economia) Europe’s Economic Suicide sul New York Times e Se Wall Street è senza regole su La Repubblica.

Cosa fanno le "banche d'affari"? Scommettono. Puntano sulla probabilità che qualcosa accada esattamente come alla roulette.

Ad esempio il Forex (mercato delle scommesse sui cambi di valuta, di gran lunga il più grande mercato speculativo al mondo con un volume di scambi giornaliero superiore ai duemila miliardi di dollari) permette guadagni esentasse - e perdite - velocissime con possibilità di giocarsi anche somme superiori a quelle effettivamente possedute. É una delle conseguenze della fine degli accordi di Bretton Woods e della deregolamentazione. Si punta, rigorosamente per via telematica, sul rialzo o ribasso del valore di una moneta rispetto ad un'altra, anche nel giro di pochi minuti. Un po' come giocare sul rosso o sul nero o a testa e croce. Solo che qui il calcolo delle probabilità è assai più complesso.

Così a valutare le possibilità di vincita in base alle analisi economiche le banche chiamano i più brillanti giovani matematici e ingegneri gestionali del pianeta - ovviamente pagati con cifre astronomiche.
C'azzeccano? Si direbbe di no per come sono andate le cose. O almeno non sempre, o almeno non a vantaggio del "parco buoi" (gli investitori di basso profilo). Ma chissenefrega. Intanto i soldi rischiati dalle banche, dai fondi pensione, dai governi, dalle multinazionali, dai broker sono di altri.
Solo la casalinga di Voghera, purché informaticamente attrezzata, si fotte, o assai più raramente, raddoppia la sua pensione. Non è troppo diverso che sputtanarsela al bar sotto casa con le slot machine.

Come sempre nel gioco d'azzardo solo il banco vince, e il banco non sono le banche, ma i grandi ricchi del mondo detentori di capitali immensi. Il famoso 1% più ricco del mondo che possiede oltre il 50% delle ricchezze del pianeta non è una favola.

Fatto sta che i disastri globali causati dalle banche sono lì da vedere. Storicamente parlando non è neppure una novità. Per evitare devastazioni erano nati gli accordi di Bretton Woods del 1944. Garanzie, regole e controlli dopo il caos monetario tra le due guerre, il crollo di Wall Street del '29 e la catastrofica Grande Depressione che ne seguì.

L'Europa si sta suicidando. Potrebbe uscire dalla crisi mortale nella quale si dibatte solo con una integrazione politica reale, l'adozione di ricette economiche keynesiane, regole e controlli per l'economia.
Ma chi dovrebbe fare tutto ciò? I politici che fino ad ora hanno retto la coda all'1% degli straricchi? Più che improbabile!

2012-05-08

...e Grillo ha fatto BOOM!

Gran risultato del Movimento 5 stelle.
Sono contento per i "grillini" giovani e impegnati sul territorio. Qualcuno vuole paragonarli ai leghisti dei primi tempi. Direi che sono agli antipodi per preparazione culturale e tipologia politica. Almeno quelli che conosco. Come sempre quando un movimento cresce non mancano nelle sue fila fanatici e sostenitori acritici che prendono per oro colato anche le cazzate sparate del loro guru. E Grillo è un guru.
Non esistono guru democratici. L'uomo che sta dietro magari lo è, così come può essere umanamente splendido, almeno fin tanto che non si prende totalmente sul serio.
Per Grillo questo è il maggior limite. Ha bisogno di un pubblico che penda dalle sue labbra; è nella sua natura di attore. Ma è anche persona dotata di intuito straordinario nel cogliere il "nuovo" dalle sollecitazioni che riceve. Lo ha fatto con l'ecologia, con l'economia, con la rete e il suo uso, con la politica. Dire che è un qualunquista antipolitico significa non tener conto del suo iter teatral-politico. Anzi, a ben guardare ha recuperato all'interesse per la cosa pubblica una frazione importante di persone che non ne volevano più sapere. Eccessivo, volgare, schematico, superficiale, piace al pubblico proprio per la semplicità immediata con la quale veicola i contenuti, spesso non facili, dei suoi messaggi, allo stesso modo delle stronzate demagogiche. Gli intellettuali che sostengono cose simili alle sue sono ovviamente più precisi ed articolati, ma anche infinitamente più prolissi e noiosi. Le loro "corrette" argomentazioni non raggiungono lo scopo di scaldare e tantomeno influenzare un pubblico né grande né piccolo.
Così Grillo è riuscito nell'impresa di costruire un partito ora forse superiore al dieci per cento. Ma non con un elettorato che vota per lui, improponibile leader politico, bensì per una serie di personaggi anonimi, a volte anche abbastanza grigi, però volenterosi, ai quali il "guru" tira la volata finale riempiendo una piazza con i suoi frizzi e lazzi.
Fino ad ora tuttavia la cosiddetta "gente" veniva, rideva, applaudiva e solo in minima parte votava Movimento 5 stelle.
Ci sono voluti vent'anni di puttanate berluscon-leghiste, lo sfascio etico-culturale non solo della destra, ma anche della sinistra, l'informazione televisiva e giornalistica "paludata" priva di credibilità, la diffusione di internet e dei social network, una devastante crisi economica e la spocchia "professorale" antipopolare del governo Monti per ottenere questo risultato.
Ora agli eletti nelle amministrazioni comunali spetta l'onere di far seguire alle parole i fatti, senza trasformarsi nella ennesima speranza delusa. Ma è presto: ben pochi avranno autentiche responsabilità di governo locale. Per ora dovranno far bene l'opposizione che è pur sempre più facile che governare.
Alla prossima tornata elettorale tutto potrebbe essere diverso. Se in qualche modo la situazione dovesse rinormalizzarsi anche il successo elettorale dei "grillini" si ridimensionerebbe. Se le cose peggioreranno, come c'è fortemente da temere, le chance del Movimento 5 stelle aumenteranno.
Ciò che i partiti tradizionali e i loro leader non sembrano aver capito, insieme a mille altre cose, è che non è stato Grillo a vincere facendo leva sul populismo e l'antipolitica. Sono stati loro a perdere continuando ad autoalimentarsi come ceto politico corrotto ed inetto, incuranti del fatto che aumentano coloro che, aperti gli occhi, hanno cominciato a gridare "il re è nudo!".

Nota: per chi non l'ha mai fatto sarebbe istruttivo leggersi lo stringato programma politico del Movimento 5 stelle http://www.beppegrillo.it/iniziative/movimentocinquestelle/Programma-Movimento-5-Stelle.pdf

2012-05-06

Munch da urlo e Ibra a prezzi di realizzo


Edvard Munch, Il Grido, 1895, Pastello su tavola, 79 x 59 cm. (particolare)

119 milioni e 922mila e cinquecento dollari. È questo il prezzo con cui è stata battuta una delle quattro versioni dell'urlo di Munch, da Sotheby's New York, comprata da uno sconosciuto acquirente telefonico.
Non è un record per un'opera d'arte. L'emiro del Qatar, ad esempio, per una delle cinque versioni dei Giocatori di carte di Cézanne, aveva sborsato 250 milioni.

Per qualcuno i milioni di dollari (o euro) sono noccioline.
Uomini con patrimoni calcolati in miliardi di dollari (vedere classifiche di Forbes) possono permettersi questo ed altro.

Nonostante la crisi Berlusconi (intorno al settantesimo posto nella classifica dei ricconi) con la sua passione per uomini in mutande che rincorrono un pallone ha cacciato per Ibrahimovic 24 milioni di euro più 9 milioni d'ingaggio (e ha fatto un affare mentre per il Barcellona, che l'ha venduto, l'affare sta nei soldi che non dovrà più tirar fuori. Infatti, fosse rimasto al Barça, Ibra sarebbe costato al club in totale 162,5 milioni: 69,5 milioni per comprarlo dall'Inter; 75 milioni di ingaggio nei cinque anni; e circa 19 milioni di premi. Così invece è costato "solo" 87,5 milioni: i 69,5 del cartellino più 15 di ingaggio più 4 di premi.)
Alla facciazza dell'economia da paura di Spagna e Italia!

Ma che senso ha tutto ciò?

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