2010-06-26

Berlusconi vale 11490 operai Marchionne soltanto 435

Non sappiamo se il cavaliere abbia altrettante famiglie da mantenere con i suoi 126,4 milioni di euro di reddito, nè se Marchionne riesca a sopravvivere con uno stipendio di quasi 5 milioni di euro, il salario di 435 operai di Pomigliano (vedi articolo di Gad Lerner su La Repubblica La sinistra, il profitto e l’operaio).
Certo è che, se si ha il "culo" di avere una occupazione dipendente (operaio o altro) pagata poco più di mille euro al mese, vien da chiedersi "Davvero costoro valgono, tanto e io così poco? Ma allora sono una merda..." e si corre a suicidarsi.
Ci sarebbe anche un'altra soluzione lontana nel tempo e nello spazio almeno quanto la galassia di Andromeda: riesumare il comunismo e riprendersi il maltolto. Ah! Ah! Ah! Ah!

2010-06-25

Fuori l'ICI dentro l'IMU

Alemanno, alla canna del gas per una Roma in bancarotta, ha detto: "Nell'Imu confluirà anche la vecchia tassazione Ici: sarà una possibilità che gradualmente verrà data ai comuni... Il ministro [Tremonti] ci ha illustrato la riforma che dà la possibilità ai comuni non di introdurre nuove tasse, ma di regolare la fiscalità locale legata agli immobili, per produrre nuove entrate e compensare i minori trasferimenti"
Ci vuole una bella faccia di c... per esprimersi in questi termini. Un capolavoro d'ipocrisia.
In parole povere sembra voler dire che i comuni avranno libertà di salasso per recuperare soldi.
Se ad essere colpite fossero le grandi proprietà immobiliari va lì va là. Scempi edilizi e grandi rendite in cambio di servizi comunali... però. Ci scommettiamo che a pagare saranno i soliti noti?

Personaggi del giorno: Lippi (con la sua nazionale) e Brancher

Non ci voleva l'ultima sconfitta per capire come lo squallore della nazionale pedatoria fosse metafora dell'italico squallore politico e non solo.
Desolante anche lo spettacolo delle decine di pagine dedicate dai giornali ad un evento che può essere liquidato in poche righe. Tutto il resto è ripetizione ed aria fritta.
Avvilente non meno della nomina a ministro di un ministero fasullo di un tale Brancher carcerato, condannato prescritto e di nuovo sotto processo, ma uomo del cavaliere di Arcore. Perché lo abbiano nominato lo si è capito dal primo atto dei suoi avvocati: sospendergli il processo in corso. Per qualche ragione, che trascende la comprensione di noi comuni cittadini, il Berlusconi glielo doveva. Chi sia questo signore nelle grazie del sultano lo si evince dal documentato articolo di D'Avanzo su La Repubblica: Il predone (il predone è Berlusconi, non il suo lacchè).

2010-06-16

Honda in Cina, Fiat in Italia

Honda Jazz, prossimamente ibrida

Alla Honda, che pure quest’anno ha venduto nel primo quadrimestre il 36% di auto in più e punta ad aumentare la produzione da 650.000 unità all’anno a 830.000 e dunque a vendere più delle 580.000 macchine del 2009, un’ora di straordinario (diffusissimo e spesso obbligato) viene retribuito 70 centesimi di dollaro.
Gli operai ventenni delle fabbriche cinesi incominciano a scioperare - ed essere bastonati dalla polizia - perchè vogliono di più. Il loro stipendio si aggira mensilmete sui 200 dollari. Un direttore di fabbrica guadagna circa 50 volte un operaio, mentre non è un caso che il cinese più ricco del paese sia il capo della Byd, Wang Chuanfu, l’uomo più ricco della Cina nel 2009 con un patrimonio personale di 5 miliardi di dollari, accumulati prevalentemente costruendo automobili.
(fonte Francesco Paternò - il manifesto blog)

Con queste cifre che possibilità hanno gli operai di Pomigliano di ottenere da Marchionne più di quanto offre, ma soprattutto che convenienza ha la Fiat a restare in Italia e quanto ci resterà ancora? Un bel casino la globalizzazione.

Non resta che sperare nel risveglio internazionale della classe operaia - espressione tanto deprecata da chi teme i conflitti di una società divisa in classi -, quasi sparita in Italia, ma in tumultuosa crescita altrove.

2010-06-15

Fiat-sindacati. Ci può essere trattativa con una pistola puntata alla tempia?

Musica: Radici nel Cemento - Occhio! (2004) - La Logica del Profitto
Editing video: lordharpistapnkrock


Al peggio non c'è fine. Marchionne è stato chiaro. O così o vado altrove. Può farlo. Nessuno glielo impedirà. Così vuol dire, lavorare come schiavi senza più nemmeno poter scioperare, ammalarsi a proprie spese, essere pagati sempre meno. Insomma: un salto indietro di decenni, fine di ogni residuo diritto per i lavoratori.
Angeletti e Bonanni (Uil e Cisl) sbracano subito - come loro consolidato costume - peccato non poterli mandare a lavorare un po' nelle condizioni e con i salari proposti - la Fiom tenta di resistere, ma con scarse prospettive.
In gioco non ci sono soltanto gli operai di Pomigliano, ma le condizioni di tutti i lavoratori italiani. Il nuovo modello è ubbidire, tacere, lavorare tanto, guadagnare poco.
Globalizzazione vuol dire essere messo a confronto con i Cipputi cinesi - e non solo - pagati 120 euro al mese per dodici ore di lavoro giornaliere. Ma quale competitività può mai esserci?
Tremonti blatera di economia sociale di mercato. Ci vuole un bel coraggio. Il sociologo Luciano Gallino [vedi anche post Tenpi moderni - La globalizzazione dell’operaio] intervistato da il Manifesto dice: "economia sociale di mercato è stata quel grande sviluppo che ha conosciuto l'economia tedesca nel dopoguerra, in cui si è dato molto spazio allo sviluppo industriale ed economico e contemporaneamente si sono poste le basi per uno stato sociale ampio e generoso: mercato sociale significa compromesso capitale-lavoro nel riconoscimento della reciproca differenza e anche conflittualità di interessi."
Ora si torna alle origini. Non c'è più alcuna mediazione tra capitale e lavoro. Più che mai domina la logica del profitto, dello sfruttamento intensivo e dell'alienazione del lavoro. Torna d'attualità Carl Marx - ammesso che non lo fosse sempre stato.
Non stupisce l'attacco frontale di questo governo anche all'articolo 41 della Costituzione che recita:
L'iniziativa economica privata è libera.
Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.

Molti articoli della nostra Costituzione, purtroppo, sono rimasti suggestivi enunciati mai applicati. La novità è che si vuole toglierli di mezzo definitivamente per evitare fin anche il rischio che qualcuno possa appellarvisi.
Colpisce, per dirla ancora con Gallino "La voce flebile della sinistra e del centrosinistra. Per un sindacalista si capisce che è difficile prendere posizione in questo accordo, ma un politico di centro sinistra non rischierebbe proprio nulla."

Tenpi moderni - La globalizzazione dell’operaio




La globalizzazione dell’operaio
Luciano Gallino, La Repubblica

2010-06-12

Spegnere le menti, rendere gli italiani bambini idioti davanti ad una tv che commercia il nulla

Parole di Nadia Urbinati su Repubblica.
Ma è già così e non cambia, ci sia o non ci sia la legge bavaglio. Questo è il dramma.
Un italiano su cinque continua a credere ciecamente a quello che dicono il cavaliere e i suoi tirapiedi, e un altro non capisce bene cosa stia accadendo, ma comunque ritiene che siano tutti uguali giornalisti e politici, da una parte o dall'altra ognuno impegnato soltanto a tirar l'acqua al proprio mulino. Ne restano tre di italiani, su cinque, variamente altrove schierati. Ma è tanto se, di questi tre, ce n'è uno culturalmente preparato quanto basta per comprendere la nullità dei contenuti televisivi, davvero informato e capace di una lettura critica di giornali e libri - poco importa se cartacei o elettronici.
È tutto vero quanto si dice e si scrive contro questa legge liberticida sull'intercettazione (leggerne i punti cruciali sul Sole 24 ore - L'Abc del ddl intercettazioni in 27 voci - e il commento di Roberto Saviano su La Repubblica - Ecco perché bisogna fermarla è utile esercizio), ma poi?
Il ddl intercettazioni è cosa gravissima e resta incomprensibile che un Presidente della Repubblica "democratico" non si opponga, almeno formalmente, non firmandolo subito al primo colpo. Sarebbe segno sicuro del suo non gradimento ché, alla fine, è tutto quanto è in suo potere di fare. Altri si occuperanno in seguito della legge sotto il profilo costituzionale.
Però mi chiedo se i danni paventati dalla Urbinati non abbiano già prodotto tutti i loro deleteri effetti in oltre quindici anni di berlusconite. Anzi forse - ma forse - si comincia ora ad uscirne un po', ora che molti incominciano ad accorgersi dell'inganno perpetrato a loro spese facendoli sperare in in un miglioramento delle loro condizioni di vita. Resta il danno di fondo: il corrompimento del gusto, l'induzione di bisogni inutili e modelli culturali deleteri, l'adesione fideistica ad un pensiero comune che individua nell'altro e diverso (straniero, handicappato, gay o puttana) la causa del male.
Il divario tra chi è entrato a pieno titolo nell'era digitale godendone le enormi potenzialità di accesso ad ogni tipo d'informazione e chi del digitale fa un uso distorto, limitato e parziale - o non l'utilizza per nulla - aumenta anziché diminuire.
E allora tutta l'energia e l'intelligenza di giornalisti, opinionisti, scrittori, blogger, uomini di cultura, impegnati a contrastare il cavalierato, si rivolge ai soliti pochi che di queste cose s'interessano e, in buona parte, sono già ampiamente convinti. Non a caso le notizie più utili ci vengono dal sempre più raro giornalismo d'inchiesta, quello di Reporter della Gabanelli, per fare un esempio, guarda un po' la meno pagata tra i conduttori di trasmissioni TV.
I governi berlusconiani hanno prodotto una quantità di leggi deleterie, da quelle ad personam all'attuale sulle intercettazioni. Sarei contento sentire l'opposizione farne una lista e promettere solennemente, casomai tornasse a governare, che le abrogherebbe nel giro di ventiquattrore. Campa cavallo. Tuttavia, sono poco convinto che i cittadini italiani, nonostante le campagne giornalistiche, ne abbiano percepito la gravità e ne siano rimasti sensibilizzati anche quando non votano Berlusconi. Ciò che i più percepiscono è il clima da ultima spiaggia sempre più pesante. Per coloro che sono protagonisti della crisi economica conta ben di più lo sfascio di ogni certezza, conseguente alla perdita, o alla precarietà, del lavoro. Su questo dramma diffuso ci vorrebbe maggiore attenzione, ma i più sfruttati di questa società dell'ingiustizia non sono interessanti, non fanno notizia a meno che non salgano sui tetti o, meglio ancora, si suicidino.
Chi non ha l'indispensabile per sopravvivere raramente s'interessa ai grandi sistemi e alle minacce alla libertà d'espressione.

2010-06-08

L'ira di Berlusconi: o la Rai cambia o non firmo il contratto di servizio

Nella veste di ministro dello sviluppo economico Berlusconi minaccia di non firmare il contratto di servizio RAI in scadenza. Si tratta del documento nel quale sono individuati i diritti e gli obblighi della società concessionaria del servizio pubblico - la Rai appunto - che già si vociferava di stravolgere secondo i desideri del capo del governo.
Neppure gli attuali galoppini Rai, da Minzolini a Masi, sembrano bastar più al cavaliere che ambirebbe un servizio pubblico ancor più prono ai suoi diktat.

Ma lo faccia dunque, se può, ché intanto della sparizione di questa Rai non si sentirebbe la mancanza. Per il sultano di Arcore sarebbe solo un ulteriore passo verso la sua personale concezione di libertà e democrazia.

Stupid league men

La Regione Veneto è pronta a rivedere e a modificare la delibera 851 del 31 marzo 2009 che indica come «controindicazioni assolute al trapianto d’organo » un quoziente intellettivo inferiore a 50...

Già: per le menti pensanti della lega il rischio di non superare il test è grosso.

Da sempre è risaputo che il QI è una misurazione parziale e non troppo veritiera dell'intelligenza, come dimostrano i comportamenti reali di molti che pure superano brillantemente il test. La sua sopravvalutazione è stata ampiamente criticata da numerosi studiosi per la difficoltà stessa a definire cosa sia l'intelligenza.
Comunque per considerazioni più serie circa l'autogol leghista in campo sanitario vedere Eugenetica padana di Concita De Gregorio su L'Unità.

2010-06-07

Il meglio che ci si può aspettare è di evitare il peggio

Mario Monicelli "ci vuole una rivoluzione"

La frase è di Italo Calvino. Parole amare dalle prime pagine di Se una notte d'inverno un viaggiatore.
Lo scoraggiamento è grande se all'entusiasmo per quanto potrebbe riservare il futuro si sostituisce l'augurio di evitare il peggio.
Per essere ottimisti, forse, bisognerebbe ascoltare soltanto le fandonie di chi ci governa, credere a giornali e tv scodinzolanti intorno al potere, non nausearsi davanti alle quotidiane cazzate sparate da esponenti politici di primo e secondo piano, ignorare le catastrofi ecologiche e sociali provocate dai potenti, non vedere la corruzione dilagante, le violenze verso deboli e diversi, le palesi ingiustizie sociali, lo sfruttamento di chi ha meno a tutto vantaggio di chi ha tutto, la criminalità economica dominante nel mondo...
A che serve continuare l'elenco? Ogni giorno qualsiasi rassegna stampa ci offre nuovi esempi di quanto non ci sia limite al peggio.
Qualcuno magari ha ancora la forza e la volontà di condurre l'epica eterna battaglia del bene contro il male, per quanto sia arduo, oggi, distinguere dove stia l'uno e dove l'altro.
Più semplice, essendo tra i pochi fortunati che ancora ne hanno il tempo, rifugiarsi in un universo parallelo fatto di libri - non importa se cartacei o virtuali - scelti accuratamente tra ettari di volumi e byte Che Puoi Fare A Meno Di Leggere. E poi pensare, ricercare, immergersi nello sconfinato territorio della conoscenza, mai come ora a portata di un click.
Insomma lasciarsi colpevolmente scivolare nell'oblio dell'irrealtà.

2010-06-02

Berlusconi telefona a Ballarò ne dice quattro al giornalista e al sondaggista e sbatte giù il telefono. Paese di emme!

Incontenibile il Cav s'incazza anche stasera. Bugiardi quelli che ricordano le sue dichiarazioni e fanno sondaggi a lui sgraditi.

Ma nel '94 e nel 2008 queste erano le cose che aveva dette dimostrando certamente "comprensione" per gli evasori.
Ecco stralci dei lanci Ansa all'epoca:

"C'e' una norma di diritto naturale - ha aggiunto,
rivolgendosi ai vertici delle Fiamme Gialle - che dice che se lo
Stato ti chiede un terzo di quello che con tanta fatica hai
guadagnato sembra una richiesta giusta e glielo dai in cambio di
servizi. Se ti chiede di piu' o molto di piu', c'e' una
sopraffazione dello Stato nei tuoi confronti e allora ti ingegni
per trovare dei sistemi elusivi o addirittura evasivi che senti
in sintonia con il tuo intimo sentimento di moralita' e che non
ti fanno sentire colpevole"

Il prelievo fiscale corretto si aggira intorno
a un terzo del reddito, se invece le tasse sono tra il 50 e 60 per cento
è troppo e così " è giustificato mettere in atto l'elusione o l'evasione".
E' quanto ha affermato il leader del Pdl, Silvio Berlusconi, nel corso
del suo intervento all'Ance

2010-06-01

Macelleria sociale e macelleria politica (Addio Lugano bella)



Draghi, governatore della Banca d'Italia, sostiene che è colpa degli evasori (almeno trenta miliardi all'anno solo di IVA) la macelleria sociale. La distruzione delle speranze minime di sopravvivenza di chi è socialmente più debole (giovani e anziani in primis) sarebbe dunque da attribuire ad imprenditori, bottegai e professionisti, poiché sono questi i ceti sociali che evadono più massicciamente le tasse. Si sa da tempo immemorabile che l'evasione fiscale in Italia è pari ad almeno due pesanti finanziarie all'anno. Saremmo un paese relativamente sano, dal punto di vista economico, se le tasse venissero pagate, nello stesso modo che in altri paesi europei. Ma come fa un governo di corrotti e corruttori nepotisti e approfittatori a contrastare efficacemente l'evasione? Leader che un giorno si e l'altro anche tuonano contro le tasse, le evadono in prima persona - e sono arrivati a dichiarano che fare i furbi con il fisco è quasi un dovere - che credibilità hanno? Però a un terzo degli italiani sembra andar bene così e tanti bastano a mantenere in vita questo sistema marcio e ormai al capolinea che è il "sistema Italia" con i suoi politici compromessi in ogni modo con ogni genere di nefandezze.
Ormai non sembra esserci più spazio né per lo stato sociale, né per una politica d'opposizione, considerando a chi sta nelle mani.
Inevitabilmente la disperazione di massa, prima o poi, si tradurrà in aperta rivolta. Per ora, forse, molti hanno ancora qualcosa da perdere "oltre alle loro catene".
Una propaganda forsennata spinge i ceti popolari a prendersela con i loro simili ancor più sfortunati, dagli stranieri spinti dal bisogno a cercare lontano dai paesi d'origine lavori umilianti e mal pagati ai "diversi" d'ogni tipo. L'omologazione del branco, della piccola comunità, del territorio dove si è nati e vissuti sembra l'unica via per sfuggire all'isolamento e alla paura. Ma è una falsa sicurezza quella che dà il gruppo dove i violenti hanno la meglio su chi tenta di mantenere viva la coscienza critica e l'individuo rimane soggiogato dalla legge del più forte.
Il capitalismo è arrivato davvero alla crisi definitiva oppure c'è spazio per catastrofi sempre più disastrose, sia economiche che ecologiche, con tutte le loro inevitabili conseguenze sociali?
I prossimi anni ce lo diranno.
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