2006-05-29

Il silenzio di Dio

vignetta VauroVauro, il Manifesto (2003)

Da un registro di classe. Ora di religione: "Si segnala mancanza del Crocifisso, occultato dalla classe, al suo posto cartello recante le parole "torno subito".

Il Papa tedesco ad Auschwitz fa discutere. Qualcuno parla apertamente di revisionismo storico per la posizione assunta nei confronti del nazismo. Secondo Ratzinger «i potentati del terzo Reich», furono «criminali» che ingannarono un intero popolo «usato ed abusato come strumento». In qualche modo così assolve sé e i suoi connazionali da molte responsabilità, gravi quanto quelle degli italiani nei confronti del fascismo. Impossibile trascurare il consenso di massa a Mussolini ed Hitler.
Benedetto XVI ha espresso anche il proprio sgomento per il silenzio divino di fronte all'olocausto. «Perchè Signore hai taciuto? Perchè hai potuto tollerare tutto questo?». Dimentica però il silenzio della Chiesa.
Il tema del silenzio e dell’assenza di Dio davanti alle sofferenze dell’umanità è ricorrente. In Indonesia l’ennesimo terremoto ha fatto oltre 5000 vittime (dati non definitivi). Una natura matrigna sembra sempre accanirsi contro i più poveri ed indifesi. È un caso? Certamente no. Là dove le misure antisismiche sono efficaci i terremoti non portano sterminio. Stesso discorso vale per lo tsunami e quant’altro. Dunque non si può prendersela con la natura quando si favoriscono le condizioni perchè il destino provochi il massimo di danni. Non resta che prendersela con Dio. Riccardo Di Segni, Rabbino Capo di Roma, commentando un’omelia del precedente Papa, ha scritto “Amaleq è il nemico mortale perenne d'Israele, senza pietà per i più deboli. Amaleq arriva e colpisce non in un momento qualsiasi, ma quando Israele non è più capace di avvertire la presenza divina dentro di sé.” (nostreradici.it) Insomma, non si vadano a cercare responsabilità divine nel male. Tutto questo però rientra ancora in una dimensione simbolica. Per un laico che voglia conservare gli strumenti razionali conquistati nel corso della storia il “silenzio di Dio” sta più che altro ad indicare la sua assenza. Ne consegue che all’uomo, nella sua solitudine, non resta che accettare le proprie responsabilità ed affidarsi alla ragione, merce rara in questi tempi oscuri di ritorno al divino.

2006-05-24

Un ministro a Barbiana

Fioroni Giuseppe, 1958, laureato in medicina, democristiano, scout, ex sindaco di Viterbo, ex responsabile sanità del Partito Popolare e dipartimento Enti Locali nella Margherita (margheritaonline.it)... Cosa c'entra con l’Istruzione? Fabio Mussi, il “compagno Seboso” di lontane vignette angesiane, neo ministro dell’Università e Ricerca, si capisce di più. Ma si sa: le esigenze poltroniere hanno fatto si che il ministero unificato della Moratti si disgiungesse. Non è questo il punto. È il background di Fioroni a lasciare perplessi. Come la pensa su alcuni argomenti viene fuori dalle sue prese di posizione. Non sembra che di scuola si sia mai occupato. L’istruzione non è un fatto solo politico. Come l’economia è anche una questione tecnica. Non sono un sostenitore a tutti i costi di ministri “esperti”, ma un po’ di competenza è giusto che l’abbiano. Tuttavia non sarebbe la prima volta che una persona apparentemente inadeguata si comporta meglio di altri più preparati. Vedremo.
Per il debutto Fioroni è andato a Barbiana, in omaggio a Don Milani, non so se perché cattolico o per conoscenza della sua pedagogia. Se così fosse dovrebbe prendere la non-riforma Moratti e, come ha fatto a suo tempo la signora Letizia Brichetto con la precedente legislazione, abrogarla in un solo comma. En passant ricordo che a tal scopo sono già state raccolte oltre 65000 firme (leggepopolare.it).
Don Milani è stato – oggi molte cose sono cambiate – un esempio solo per pochi “pericolosi rivoluzionari”. La scuola di quel periodo era quella da lui denunciata in Lettera a una professoressa. Per il Priore di Barbiana, finito lì per punizione, ubbidire non era una virtù e infatti fu sempre inviso alle gerarchie ecclesiastiche. Convinto che bisognasse dare più “parole” a chi ne ha di meno per potenziare la capacità di produrre concetti, era un esponente di quella pedagogia per gli oppressi che non è mai piaciuta molto ai ceti dirigenti.
Avere più parole significa comprendere ed esprimersi, cioè generare pensiero critico che è sempre, almeno in parte, relativo e divergente. Chiedersi il perché degli eventi, indagare senza pregiudizi, cercare risposte non preconfezionate da altri, deviare dagli schemi comportamentali largamente condivisi tenendo fede ad un proprio rigore intellettuale e morale sono indicazioni che molti potrebbero avallare, però quasi nessuno segue. Se praticate in larga scala minano alle fondamenta il principio d’autorità di chi detiene il potere – economico ed ideologico – e vuole continuare indisturbato a compiere scelte che sempre riguardano tutti anche quando i beneficiari sono pochi. La finanza come il calcio, l’industria culturale, la politica e quant’altro non cercano condivisione, ma solo cieco consenso e l’ottengono con il monopolio della comunicazione e dell’informazione. Il bombardamento mediatico di modelli standardizzati abbassa la capacità di accedere alla parola anche se, oggi come non mai, la tecnologia permetterebbe a chiunque di prenderla. Così il cerchio si richiude. Don Milani e tutti gli educatori che credono nel valore sovversivo della conoscenza sono ben lontani dall'aver vinto la loro battaglia.

2006-05-23

Aspettando Godot

Come tutti i Godot che si rispettano non arriveranno mai, ma ci saranno pur sempre illusi in attesa.
Vinte le elezioni – chi se ne fotte se per il rotto della cuffia, anzi così c’è il brucio, è la democrazia bellezza! – noi popolo votante vorremmo vedere cosa faranno i nostri non votati (già perché ce li hanno messi lì, preconfezionati, i “partiti”). Non è che s’abbia molta fiducia e se non faranno subito qualcosa per... be’ sarà dura che li si voti ancora. Dunque vedano di durare...
Mi sento un po’ buttato giù in un angolo, come Beckett nella foto, senza troppa voglia di commentare alcunché. A che pro? C’è voluto oltre un mese per arrivare, oggi, al voto di fiducia della camera. Ci attendono amministrative e referendum. Mi sa che, a parte il fumo delle dichiarazioni d’intenti, si vedrà ben poco arrosto. Intanto le borse internazionali sono passate dal toro all’orso e c’è già chi teme buio fitto (Turani, "Perché sono crollate le Borse") per il futuro dell’economia mondiale, tenuta saldamente per le palle da una finanza totalmente priva di ogni scrupolo morale. Il Ministro Padoa-Schioppa ci informa: “Conti pubblici come a inizio anni Novanta”. No buono, e Bersani rincara: "Dobbiamo vedere la situazione, la manovra non è scongiurata". Ci vorrebbero almeno iniezioni di fiducia. Misure “sovrastrutturali”, come si diceva una volta. Quelle che non costano insomma, tipo abrogare un po’ di leggi della scorsa legislatura o varare i Pacs. L’ha insegnato il Cavaliere quanto sia positivo, per chi governa, fare, anche se nel suo caso sarebbe stato meglio non facesse. Con la consueta finezza un senatore della destra ha dato dell’omosessuale alla Bindi. Come potrebbe una lesbica guidare il ministero per la famiglia? Non è vero niente, ma se anche fosse la vedrei con simpatia anche maggiore. Rosy Bindi è stata coraggiosa come ministro della salute (e per questo silurata a suo tempo). Ci aspettiamo da lei, più democristiana che di sinistra, cose migliori rispetto a quelli più di sinistra che democristiani.

2006-05-22

Io bloggo, tu blogghi, egli blogga

Paolo GentiloniPaolo Gentiloni, neo ministro delle Comunicazioni è un blogger. Ce ne congratuliamo.

Con una Gasparri alle spalle i conflitti d’interesse e lo stato comatoso dell’informazione ne avrà da fare, ma, sostiene, continuerà ad occuparsi del suo blog. Fatico io, che non sono ministro, a trovare il tempo per il mio, ma forse proprio perché ministro non sono. Magari un ministro, grazie ai collaboratori, il tempo può trovarlo. Sarebbe auspicabile che tutti gli uomini pubblici potessero avere una “linea diretta” col pubblico. Il blog è ideale. Si capirebbe meglio chi sono, cosa pensano e le ragioni di ciò che fanno (o non fanno). Possono mentire anche sul blog, certo, però qualcosa dovrebbero pur scrivere e le parole “restano” come recita il detto. Un blog è una specie di specchio della personalità: bene o male viene fuori carattere, cultura e pensiero di chi lo realizza. È l’inevitabile portato della scrittura in qualsiasi forma si manifesti. Avere un ghostwriter aiuta, tuttavia non scarica di responsabilità il firmatario, né per la forma né per la sostanza. Nel caso di un personaggio pubblico, con incarichi di governo poi, testimoniano gli atti.
L’avere competenze informatiche di base minime, quanto basta per esprimere il proprio pensiero on-line, dovrebbe essere prerequisito indispensabile non solo per un Ministro delle Comunicazioni, bensì per tutti i ministri, compreso quelli che si fanno un vanto d’usare poco il computer, dimostrando così un’allarmante pochezza. L’ITC ha cambiato il paradigma culturale. Non essersene accorti e ben più grave di quanto sembri. Bravo dunque il nostro Gentiloni. L’aspettiamo ora, come tutti gli altri, alla prova dei fatti.
A me piacerebbe trovare all’ordine del giorno (tanto per far vedere che davvero si vuol voltar pagina) la questione dei 700 milioni di euro pubblici ai giornali - chi se l’è persa si veda Report, FINANZIAMENTO QUOTIDIANO. Basta con le sovvenzioni e le tonnellate di carta stampata che nessuno legge! Sarebbe gradito anche un pensierino più che sulla ridistribuzione proprio sull’abolizione del canone TV, tassa assurda per com’è concepita. Così si lascerebbe tutto in mano al Cavaliere! Perché? Non avviene già? Applichiamo un po’ di sano mercato anche ai mostri sacri liberalizzando frequenze e garantendo connessioni a basso costo ed alta velocità per tutti e poi stiamo a vedere cosa succede.

2006-05-14

Nel pallone

Scappa la voglia di commentare notizie. Di che parlare? Di Moggi e della Juve? Ma siamo seri! Chi se ne frega di ‘sta gente e di tutti quelli che fino a ieri si sono inchinati a novanta gradi ed ora strillano di dimenticare tutto in nome dell’avventura italica ai mondiali. Forse qualcuno si meraviglia ancora per quel che succede? Davvero non si sapeva che il calcio è una associazione a delinquere legalmente consentita come del resto lo sono le banche e le assicurazioni? Be’ se c'è chi cade in buona fede dal pero è ancora più ingenuo di me che scrivo inutilmente queste note. Si perché io ancora di una cosa mi sorprendo: della mancanza di qualsiasi valore morale nell’inseguire soldi e potere. Un po’ lombrosianamente si potrebbe obbiettare: ma li vedi in faccia? Più che altro li sento: parlare, litigare, insultare, telefonarsi. Già perché saranno molto furbi, ma non hanno ancora capito che usare i telefonini è come fare riunioni di alcolisti anonimi in un bar. Dopo l’11 settembre Bush, senza chieder niente a nessuno, ha messo sotto controllo 200 milioni di utenti. In Italia non siamo mica da meno. Ci sono anche aspetti comici. Chiudere un arbitro nel cesso! Cose che succedono a scuola. Prooof! Franti mi ha chiuso nel cesso! E se Crossi non ha il coraggio di denunciare il misfatto c’è sempre un buon Garrone che informa il maestro dell’accaduto. Qui niente, tutti zitti. Tipica cultura mafiosa.

2006-05-10

Habemus Giorgius

Giorgio NapolitanoIh! Ih! L’infido D’Alema ci ha messo ancora una volta nel sacco. Abbiamo un nuovo Capo dello Stato: Giorgio Napolitano, classe 1925 ex PCI, migliorista, di sinistra per caso. Viva la gerontocrazia al potere!

Napolitano, già ministro dell’Interno e Presidente della Camera, è rispettato da destra e da sinistra ed elogiato per la sua “moderazione”. Inutile star lì: la moderazione è una virtù. A questo punto, quasi quasi, mi torna simpatico Baffino. Io per lui avevo fatto una perorazione che molti lettori hanno voluto vedere come “stroncatura”, aggiungendoci del loro. No. Mi sembrava l’uomo giusto al posto giusto anche se per ragioni discutibili. Davvero fatico a capire questo coniglio tirato fuori all’ultimo momento dal cappello. Non so se i DS hanno fatto un affare. Forse hanno influito i mal di pancia di Rutelli & C. Forse D’Alema preferisce ancora giocare in campo la sua partita piuttosto che fare l’arbitro. Inutili dietrologie. Fatto sta che avremo un Presidente neutro come il sapone, e un voto sicuro in meno al Senato. Non sembra una furbata. Francamente di questo non appassionante rito d’investitura non se ne poteva più. Come fanno i giovani e le persone comuni, non malati di “politica”, a provare interesse per simili teatrini? Sui giornali – e relativi giornalisti – stendiamo un velo pietoso. Centinaia di articoli uno più futile dell’altro (come questo del resto). Da segnalare per pregnanza “Il mondo normale della signora Clio” intervista alla first lady in pectore su La Stampa. Se fossimo un “paese normale” ci sarebbe già un governo governante da tempo, a oltre venti giorni dalle elezioni, e si potrebbe incominciare a capire da che parte tirerà. Io che al contrario di altri non ho optato scheda bianca e, senza particolare entusiasmo, ho dato il mio contributo in chiave anti-cavaliere (cosa volete che vi dica, l’uomo mi preoccupa e ancor più le sue frequentazioni!) gradirei vedere affrontati i problemi: economia, lavoro (legge Biagi), scuola (riforma Moratti), ritorno dei soldati, conflitto d’interessi, tasse, legge elettorale, legge Gasparri, Costituzione, Pacs... Magari, come antipasto, tanto per far vedere che si fa sul serio con la scopa nuova, apprezzerei anche se fosse chiuso subito il rubinetto dei 700000 euro a giornali che nessuno legge e abolito realmente il finanziamento ai partiti uscito dalla porta, rientrato dalla finestra. Troppa grazia Sant’Antonio!

2006-05-05

"Add'a venì baffino!"

Massimo D'Alema e Tiberio Murgia, Ferribotte dei "Soliti ignoti"

Perorazione per D'Alema Presidente

D'Alema piace alla destra, inutile star lì. Perfino Feltri, dicasi Feltri, quello di Libero, sotto sotto ne tesse gli elogi. Evabbè. L'antipatico salirà al colle, ce l'auguriamo. Personalmente avrei preferito una donna, ma in Italia sperare in una Presidentessa della Repubblica o, ancor meglio, del Consiglio, è azzardato. E D'Alema sia. Finalmente placato dall'alto scranno potrà dire le sue bischerate senza far incazzare quelli di sinistra e far perdere voti al suo schieramento. Prodi non avrà da guardarsi continuamente le spalle, i risicati vincitori delle elezioni potranno far schiattare d'invidia gli avversari dando prova, con la totale occupazione delle poltrone che contano, d'aver imparato la lezione maggioritaria impartita dalla scorsa legislatura, i DS non si sentiranno più coloro "che hanno dato il sangue per la coalizione" (parole dello stesso Massimo), un ministero importante in più resterà vacante per soddisfare le ambizioni di qualche Rutelli o Mastella. Tutti soddisfatti. Così potrebbe andare se il diavolo non ci metterà la coda e finalmente il buon professore potrà tentare l'arduo compito di governare.
Baffone (Stalin per chi non sa o se n'è dimenticato) non è mai arrivato ad abbeverare i cavalli in S. Pietro, deludendo le aspettative dei suoi sostenitori. A non aver ancora superato il trauma dell'attesa è rimasto solo il Cavaliere che finalmente vedrà avverarsi i suoi incubi notturni: un pericoloso comunista al Quirinale... e lui che ci avrebbe tenuto tanto! Ma in fondo in fondo D'Alema è un amico, l'unico che non avrebbe disdegnato un grande inciucio (ricordate la bicamerale e anche le ultime dichiarazioni sulle proposte post elettorali del premier che non voleva scollarsi dall'incarico?). E poi il Cavaliere, che nonostante il titolo uomo dell'800 è assai poco, ha stima per coloro che lo sono. Infatti tra le frasi celebri del presidente in pectore ne spicca una (tratta da beppegrillo.it Braccia rubate al lavoro: Massimo D'Alema): “Sono un uomo dell'Ottocento, non ho orologio, uso poco il telefonino, diffido del computer”. Andiamo bene! Per fortuna che non avrà da fare altro se non il Presidente della Repubblica. Forse un lavoro glielo abbiamo trovato.

2006-05-02

Fischi

Dopo l’elezione di un ex democristiano doc ultrasettantenne (Marini) in corsa contro un altro democristiano doc ultraottantenne (Andreotti) alla presidenza del Senato in una lunga ed incerta seduta guidata da un terzo democristiano doc quasi novantenne (Scalfaro) e i bizantinismi del gerontocomio istituzionale su Franco e Franceso devo dire che la mia già scarsa fiducia sulle possibilità di durata di un governo di "sinistra" s’è ulteriormente ridotta.
Anche l’indignata reazione ufficiale - Prodi condanna i fischi: "Non si fa", La Repubblica - ai fischi delle piazze contro Moratti - Fischi alla Moratti. Scontro in Cgil: sbagliato invitarla, L'Unità - Buttiglione - Torino applaude Bertinotti e fischia Buttiglione, La Stampa - ed ex governanti assortiti - Fischi ai ministri nel giorno dei saluti, Corriere della Sera - mi lascia interdetto. Se indica una cosa è lo scollamento tra vertici eletti e base votante.
Si sapeva già non c’è bisogno d’una conferma al giorno!
In quanto alla Moratti che con il corteo del 25 aprile e 1° maggio c'entra come i cavoli a merenda (checchè ne dica Alemanno - destra sociale - che vorrebbe fagocitare anche queste date snobbate finao allo scorso anno)il problema non è farla o meno partecipare ai cortei. Ben venga, possibilmente senza uno stuolo di giovanottoni a farle da personale servizio d'ordine. Il problema, anzi i problemi, sono due: uno non farla eleggere sindaco di Milano, due - forse più importante - abrogare subito la sua "riforma" della scuola. Scommettiamo che Prodi non lo farà?
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