2014-03-28

Stipendi on line dei dirigenti del Comune e della Provincia di Pavia (post dell'11.08.2009 aggiornato)

Stipendi targati 2008 in un vecchio post (che riproduco) dell'11.08.09
I nuovi qui:
Comune
Provincia
Scarica questo file (situazione retributiva dirigenti 2013.pdf)situazione retributiva dirigenti 2013.pdf
Scarica questo file (Stipendi Dirigenti Ottobre 2012.pdf)Stipendi Dirigenti Ottobre 2012.pdf

Non so se faccia bene o male leggere questi dati. Considerando quanta disparità ci sia tra gli stipendi dirigenziali e quelli dei lavoratori, diciamo così, di base, fa più male che bene. Del resto anche nella categoria "dirigenti" ci sono divari che devono far rodere il fegato, non poco, a taluni. Fatto sta che sorge spontanea una domanda: tutti 'sti soldi queste persone se li meritano davvero? Forse si, forse no. A chi più sa l'ardua sentenza.
Una considerazione sulle Provincie. Non erano tutti d'accordo nel sopprimerle? Perché allora sono state aumentate? (Ed ora, marzo 2014, si finge di abolirle)

2008. Stipendi dei dirigenti comunali (dal sito www.comune.pv.it)
Daniela Diani, dirigente del settore Sviluppo, pianificazione, programmazione e controllo, gestione finanziaria, prende all'anno quasi 114.712 euro. Al secondo posto c'è Ivana Dello Iacono, che sfiora i 111 mila euro, e che dirige Istruzione, politiche giovanili, amministrazione del patrimonio. Dopo di lei Maria Susanna Zatti, settore Cultura, turismo e promozione della città, che ha uno stipendio lordo annuo di 105.808 euro. A seguire. Francesco Grecchi, Lavori pubblici e manutenzione e anche ambiente e territorio ad interi, con poco meno di 104mila euro. Luigi Tomaselli, Servizi civici, prende 103.485 euro. E Carla Galessi, settore socio assistenziale, poco più di 99mila euro. E poi Gianluca Giurato, Polizia locale, circa 93mila euro; il segretario generale Pietro Paolo Mileti, 86.630 euro. Michele Vaccina e Guido Corsato ex dirigenti che hanno fatto causa al Comune per mobbing, restano comunque formalmente dirigenti anche se non ne svolgono i compiti e rientrano nell'elenco. Prendono quasi 87mila euro Vaccina e quasi 76mila euro Corsato. Tornando all'ordine della classifica, al decimo posto c'è Felice Milani (Sistema bibliotecario) 89mi- la euro; poi Guido Corsato, Maria Assunta Cescon (Attività economiche) con quasi 75mila euro; Donato Scova, Servizi interni, poco più di 72mila euro e infine Gianfranco Longhetti, dirigente del settore Sport, il più "povero" tra i suoi colleghi, con 65.500 euro circa.
E la Provincia? Per leggere il file bisogna andare nella sezione «Operazione trasparenza », ultimo link del menù sulla sinistra (sito www.provincia.pv.it). I dirigenti sono 24. Ne riportiamo alcuni. Il direttore generale Carlo Sacchi prende 120mila euro lordi all'anno. Di cui 20mila sono di retribuzione di risultato. Il segretario generale invece prende di più. Girolama Gallippi ha uno stipendio di circa 138mila euro. Passiamo ai dirigenti. Per tutti la base è poco pià di 40mila euro. A cui si aggiungono incrementi per l'anzianità, la componente legata alla posizione e poi anche la retribuzione di risultato. Lo stipendio più alto è quello di Angelo Elefanti, settore Lavori pubblici, con 98mila euro lordi all'anno. Subito dopo c'è Roberto Braghieri 87.445 euro. Al terzo posto c'è Daniela Greguoldo, assunta a tempo determinato per il settore Economia-Finanza con 90.265 euro. Il file messo on line dalla Provincia propone un elenco già in ordine di retribuzione, da chi prende di più fino a chi prende di meno. Per il settore Beni e attività culturali Antonio Sacchi prende quasi 83mila euro e Maddalena Viola, Attività educative, politiche giovanili e sport, ne prende quasi 88mila. All'ultimo posto lo stipendio annuo si aggira attorno ai 56mila euro, così per PierAchille Lanfranchi, dirigente a progetto, ora in prestito, per sei mesi, al Comune di Milano. Di poco sopra di lui Massimo Ascagni, dirigente di seconda fascia del settore Ambiente, con circa 59mila euro lordi all'anno.
(dati tratti da La Provicia Pavese del 06.08.2009)

2014-03-22

Razzismo al Riz di San Ginés

Non è il "Riz" di parigina memoria è solo un omonimo dignitoso 3 stelle a San Genesio ed Uniti, alle porte di Pavia. Non è neppure un'orda quella degli immigrati ospitati: sono sette.
Tanto è bastato però a scatenare le ire leghiste, segretario Salvini in testa.
L'immigrazione è un problema innegabile, in Italia e altrove. Ma a conti fatti gli immigrati, negli scorsi anni, sono stati una risorsa e hanno reso più di quanto siano costati. Non saranno qualche giorno di ospitalità in un alberghetto a mandarci in rovina.
Ma i leghisti di San Ginés mica s'incazzano, come sarebbe doveroso in un movimento "sano", per le porcate dei loro rappresentati nazionali e regionali (ne vengono fuori ogni giorno di nuove, da quello che si faceva rimborsare 300 chilometri di benzina al giorno pur abitando a Milano, al suocero che faceva pagare ai contribuenti lombardi diecimila euro al mese di... consulenze al genero - consistenti nella distribuzione di volantini -, all'altro che ha messo in nota spese un sontuoso banchetto di nozze.
Né vale a difesa che così facevano e fanno ancora tutti, o quasi, anche degli altri partiti.
I leghisti si spacciavano per i "moralizzatori", erano quelli che insorgevano contro il potere corrotto di "Roma ladrona", a favore dei poveri contribuenti tartassati.
I capoccia leghisti invece di prendersela con i tanti traditori dei loro stessi principi fanno il solito sfoggio di razzismo spicciolo istigando i militanti più beceri.
Nessuna meraviglia dunque se molti che in passato hanno creduto in buona fede a Bossi e soci, disgustati, finiranno col rivolgersi ai cinquestelle.
Figli della medesima incazzatura (sacrosanta!) anti-casta che spinge l'M5S verso il 25% di consensi, ma carenti di attitudine critica, inseguono qualsiasi pifferaio che gliele canti e gliele suoni.
E poiché i pifferai si moltiplicano e se non si chiamano Grillo o Berlusconi si chiamano Renzi, nessuna meraviglia se alla fine la grotta nella montagna verso la quale conducono i loro ignari cortei si richiuderà inesorabilmente sulle nostre superstiti speranze.


2014-03-10

A festa finita (e a bagarre scatenata per la rappresentanza di genere)


Ho taciuto sulla "festa", o comunque la si voglia definire, delle donne perché la ritengo una delle tante inutili giornate più o meno internazionali, per questo o per quello, che lasciano il tempo che trovano.
Mi permetto, a festa finita, qualche osservazione, sull'onda della segnalazione da parte di un amico pavese circa il licenziamento di una donna, perché gravida, da parte di altre donne.
Purtroppo per certi versi è una non-notizia l'allontanamento dal posto di lavoro di una donna incinta.
Alle donne capita ben di peggio!
L'aggravante è che a licenziarla siano state altre donne.
Penso proprio che il rispetto dovuto alle donne, come la dignità per chiunque altro, prescinda dal genere come da qualsiasi altra considerazione e non abbia bisogno di particolari ricorrenze o gabbie protettive.
Alla stregua del modo incongruente con il quale si enfatizza la ricorrenza per le donne, a fronte delle efferatezze compiute nei loro confronti, fa sorridere la bagarre scatenata in queste ore per la rappresentanza di genere garantita nelle istituzioni, tanto più quando alimentata da donne assurte al ruoli di parlamentari non certo per meriti politici pregressi, ma soltanto per cooptazione da parte dei "maschietti" che le hanno volute accanto a sé (si chiamino Berlusconi, Renzi o pincopallino).
Nei paesi cosiddetti "civili" (termine che fa sempre più irritare visto che l'inflazione del suo uso va di pari passo all'inciviltà dilagante) le donne non sono penalizzate come in Italia e senza la necessità di garantire loro "per legge" qualche posto in più.
Le dinamiche sociali evolvono con l'evolvere culturale dei componenti la società, non per decreto.
Nello specifico della donna gravida licenziata le colpe  sindacali per aver sbragato nel corso degli anni rispetto alla tenuta dei diritti faticosamente conquistati dai lavoratori sono grandi. Per cosa poi? Per il piatto di lenticchie rappresentato dal potere personale di pochi inqualificabili leader giocato sul tavolo dei rapporti con i propri referenti politici. A riprova guardate dove finiscono a carriera sindacale ultimata.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Basta chiedere a quali assurde condizioni di salario, orario e quant'altro, vengono precariamente assunti i giovani e non più giovani che trovano occasionalmente un lavoretto, per rendersi conto dello sfacelo provocato (e non appelliamoci per questo alla crisi!)
Drammaticamente più nessuno è garantito sul posto di lavoro né, in Italia, può sperare di cadere sul relativamente morbido di una protezione sociale in termini economici, se disoccupato.
Vedremo chi davvero farà qualcosa di concreto in questa direzione e chi invece si opporrà.
È una cartina al tornasole per questo e per i prossimi governi.

2014-03-03

Ciao "maestro"!

È morto ieri, a novantadue anni, Mario Lodi. Un maestro divulgatore, insieme agli amici del Movimento di Cooperazione Educativa, delle tecniche di Célestin Freinet e un ispiratore per tanti giovani insegnanti dei primi anni settanta.
Si frequentavano allora corsi di una settimana organizzati in estate dall'MCE (a spese dei partecipanti, non gratuiti ed in orari scolastici come i corsi ministeriali).
Una delle prime volte era presente anche lui pur essendo già "il maestro Lodi" e avendo scritto "C'è speranza se questo accade al Vho" e "Il paese sbagliato" che tutti avevamo letto e condiviso.
Non se la tirava per niente e condivideva con il gruppo le sue giornate.
Mi è capitato poi di rivederlo in varie occasioni.
Lo ricordo esattamente come nella piccola foto in bianco nero qui pubblicata.
Se ne va un grande "educatore" - come tutti i veri insegnati aspirano ad essere - con le radici ben piantate nella pianura tra Cremona e Mantova.
E con lui se ne va un altro pezzo del "secolo breve" che sta svanendo come una vecchia foto mal conservata.

PS
Un ricordo personale di quegli anni

CIAO, SIGNOR MAESTRO!

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