2012-09-15

Lo squalo (favoletta morale a finale aperto)



Il grosso squalo, vetusto, ma non per questo meno temibile, bordeggiava in profondità senza perdere di vista l'ombra della nave sopra di lui.
A tratti guizzava sotto il pelo dell'acqua, giusto per mostrare un attimo il ghigno dei denti triangolari e avvisare i passeggeri che lui c'era ancora, era lì e aspettava.
Da quando un nuovo comandante aveva preso il timone per lo squalo le cose erano andate peggio. La nave, ormai sul punto di affondare, si era raddrizzata quel tanto che ne permetteva una incerta navigazione.  
Lo squalo ne aveva avuto di tempo per distruggere la carenatura. Complici, l'inanità dell'equipaggio, la bramosia degli ufficiali occupati più a spartirsi i guadagni dei carichi trasportati che a governare la nave, l'indifferenza e la stoltezza dei passeggeri ed infine le ultime terribili tempeste, era quasi riuscito nell'intento. Quel marinaio, più esperto di altri nella navigazione in acque infestate da squali, era riuscito a rallentare la sua sistematica opera di distruzione.
Il fasciame, già in parte marcio e provato dagli attacchi degli innumerevoli squali che lo avevano preceduto, era sul punto di cedere definitivamente. Ci sarebbe voluto poco e il possente muso e la coda avrebbero aperto una irrimediabile falla al disotto della linea di galleggiamento.
Il nuovo capitano però era riuscito a mettere qualche toppa ed ora tentava di tornare in porto, per affidare la nave alle cure di un cantiere, ben consapevole che in caso di affondamento in mare aperto nessuno sarebbe arrivato a salvarlo.
Lo squalo tuttavia non si dava per vinto. Attendeva paziente l'occasione per riemergere colpire, e colpire ancora fintantoché non si fosse aperta una breccia sufficiente.
Sul ponte i passeggeri più attenti osservavano preoccupati la massa scura e flessuosa in perenne movimento sotto la superficie. Si chiedevano se quell'equipaggio d'incapaci e quegli ufficiali corrotti sarebbero stati in grado di portarli a salvamento. Anche della perizia del nuovo capitano dubitavano, considerando che per rendere più leggera e veloce la nave, e più rapido il rientro in acque sicure, l'aveva alleggerita di gran parte del carico e delle provviste sicché a bordo si faceva la fame e il morale era sempre più basso. Per giunta c'era il fondato sospetto che non tutti patissero le medesime restrizioni. Non certo i privilegiati che potevano permettersi di trattare in qualche modo con il capitano frustrandone le buone intenzioni di condivisione dei sacrifici - sempre che ne avesse davvero avute, cosa della quale molti dubitavano. Men che meno gli ufficiali e i loro amici.
Le cose stavano a questo punto e gli aiuti che il capitano aveva pur richiesto con una certa insistenza tardavano a partire. Del resto il capitano stesso, non si capiva bene se per orgoglio, o perché non volesse che altri mettessero il naso negli affari di bordo, sembrava intenzionato a far da sé fino all'ultimo.  
Ciò che davvero segretamente temeva chi avesse un po' di buon senso è che lo squalo partisse di nuovo risolutamente all'attacco. La fragilità manifesta della nave non garantiva protezione adeguata, né a bordo c'erano fiocinieri in grado di fermare definitivamente l'insaziabile pesce, né marinai tanto abili da portare la nave in acque sicure.
Di volta in volta questo o quell'ufficiale si faceva avanti chiedendo a gran voce che la nave fosse affidata a lui, ché ben avrebbe saputo come trarla in salvo.
Ma, conoscendo i trascorsi di questi ufficiali, pochi davano loro credito e le parole erano parole al vento.
Qualcuno tra i passeggeri stessi godeva di buona considerazione, ma essendo pressoché privo di precedenti esperienze marinaresche si diffidava dall'affidargli eccessive responsabilità.
Altri proponevano soluzioni allettanti, ma scarsamente praticabili, considerando le condizioni a bordo, sicché raccoglievano scarsi proseliti.
Tale era la situazione mentre la tempesta continuava a rumoreggiare all'orizzonte e i venti incostanti sbatacchiavano qua e là lo scafo.
Intanto lo squalo, sicuro nel suo liquido elemento, continuava ad ambire la preda...

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