Enzo Biagi, 87 anni e Roberto Bortoluzzi, 86 anni, sono morti. Pace all’anima loro.
Non so se tanta longevità sia dovuta al fatto che “fare il giornalista è sempre meglio di lavorare”. So per certo che
la Rai non ha perso l’occasione per distinguersi in beceraggine.
Il Tg1 delle
13.30 (6 novembre) ha dedicato un quarto d’ora - dicasi un quarto d’ora! - d’apertura a Biagi e un minuto in chiusura a Bortoluzzi. Non ho niente contro Biagi, giornalista sicuramente migliore dei suoi odierni epigoni, e “martire” berlusconiano (la realtà italiana è scivolata tanto a destra che il povero Biagi, insieme a Indro (Cilindro) Montanelli si sono ritrovati, loro malgrado, a sinistra!) Vomitevole è lo sbrodolamento dei coccodrilli post mortem. Non sono stato un particolare fan di Bortoluzzi, voce storica di
Tutto il calcio minuto per minuto, ma se fossi un familiare, o anche semplicemente uno dei milioni di tifosi che hanno passato tutte le domeniche della loro vita con l’orecchio incollato alla radiolina, sarei offeso per la differenza di trattamento. Si sa, non tutti i morti hanno lo stesso peso per i mezzi d’informazione e questa né è ulteriore prova.
Probabilmente i più troveranno giustificata tanta attenzione per Biagi e biasimeranno la mia insensibilità. Amen.