Volendo si può sfogliare qui il primo capitolo
Storia di sue solitudini vicine, vicine. Impietoso ritratto di una consistente frangia di trentenni.
"Le sue cicatrici erano nascoste e al sicuro dentro la mano di lei."
"Sua moglie stava scomparendo dalla vita come un alone bagnato che si asciuga su una maglia e, insieme a lei, il filo che ancora lo connetteva a sua figlia si stava allentando, già raschiava per terra, lasciandola libera di decidere per sé."
"...con addosso l'abitino azzurro, la cui scollatura sulla pelle chiara sembrava un sorriso di soddisfazione."
"...ci si era attaccata con l'ostinazione con cui ci si attacca soltanto alle cose che fanno male."
"colmare le mancanze scavate dal tempo."
"Il buio si era preso tutto il cielo, a parte una striscia sottile che correva lungo l'orizzonte e non serviva a nulla."
È un modo di scrivere un po’ così. Può piacere, ma rivelare, a tratti, il sapore, non sempre gradevole, della “scuola di scrittura”. Detto questo il libro, prepotentemente imposto all’attenzione collettiva da un sapiente battage pubblicitario, passato per il premio Campiello opera prima e concluso dal premio Strega, merita. L’impianto narrativo regge bene, la lettura risulta veloce ed avvincente, la prosa, a parte qualche ridondanza qua e là, è piana senza necessariamente essere sciatta. Ottima opera prima, di quelle che riescono rotonde rotonde, quasi perfette e difficilmente eguagliabili.