Election day. S'arrampica sugli specchi Maroni per giustificare l'assurda spesa di centinaia di milioni di euro dovuta al non accorpamento in un unico giorno delle votazioni politiche e referendarie.
La volontà è chiara: far fallire la consultazione referendaria per mancanza di quorum (cosa che non avverrebbe unificando le votazioni). E va be'.
Tante le polemiche, ma sfido i più a dire, a bruciapelo, quali siano i quesiti referendari sui quali saremo chiamati ad esprimerci.
Si tratta di tre modifiche alla legge elettorale.
In sintesi il primo e il secondo abrogano l'assegnazione del premio alle coalizioni, sia alla Camera che al Senato. In questo modo il premio di maggioranza viene attribuito alla singola lista che abbia ottenuto il maggiore numero di seggi. La soglia di sbarramento viene elevata al 4% alla Camera e all'8% al Senato. Il risultato di queste proposte, nel caso che i referendum venissero accolti, sarebbe o dovrebbe essere un bipartitismo con tutela delle minoranze più forti (dunque non delle più deboli).
Il terzo quesito propone di cancellare la possibilità del candidato eletto in più circoscrizioni di optare per uno dei seggi ottenuti consentendo poi ai vari numeri due di subentrargli nei seggi che non vengono accettati. Con questo meccanismo, che sembra banale, un terzo dei parlamentari è stato scelto dai grandi capi eletti in più seggi. Se il referendum venisse accolto, la possibilità di candidature multiple alla Camera e al Senato sarà abrogata. (Per il complicato testo integrale vedere Cittadinolex.
Il problema è che la legge elettorale Calderoli - definita da lui stesso "porcata"- dovrebbe essere abrogata in toto, ma di questo, come di tante altre, cose al cittadino italiano medio, perso tra Amici, Grande Fratello e X-Factor, nun gliene pò fregà dde meno!
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