'azzo se tira la suora! Le tira in ballo anche quel macellaio di Sacconi (Manovre economiche e macellai) raccontando barzellette su suore stuprate grazie al loro consenso.
Silvio? È un entusiasta, un giocherellone, un puro di cuore in fondo.
Cinque zie suore gli garantiscono un rapporto privilegiato con Dio - lo dice Lui (Lui Silvio, non Dio).
Magari hanno anche un po' turbato i suoi sogni adolescenziali, tipo Grazie zia.
Che c'è di male se gli piace la Minetti vestita da suora e... sotto il vestito niente?
Embeh - dice Giuliano Ferrara - è un uomo e come a tutti gli italiani piacciono le donne.
Magari qualche italiano preferisce i maschi. Ma l'elefantino sa quanto il suo adorato Silvio abbia le idee chiare al proposito. "Meglio le donne che gay".
Il direttore del Foglio non può che essere d'accordo. La maggioranza degli italiani sani è d'accordo dunque - falso sillogismo - hanno ragione.
Il teocon Ferrara, quando parla del Silvio, cambia registro. Il moralista con le sue crociate diventa zuzzurellone.
Gli piacciono le donne. Punto e basta. Macché minorenni. Tutte adulte e consenzienti. Anche Ruby Rubacuori. Affari suoi.
Le belle donne costano. Se uno se le può permettere, buon pro!
Mai pagata una donna. Sostiene Silvio Rubacuori. Come dire? Le paga di sponda, come al bigliardo, non direttamente. I soldi sono suoi e tanti, tantissimi, ma fanno strani giri (Lele Mora, Emilio Fede, Lavitola, Tarantini... segretarie, avvocati).
Ferrara ha ragione. Le belle donne costano, specie se sei un vecchietto un po' logoro e assonnato e ti arrapano giovani e procaci. Se poi ti tengono in qualche modo per le balle, costano ancora di più. Questo l'hanno capito davvero tutti gli italiani.
E poi Silvio è un generoso, un benefattore sempre pronto a far del bene ai bisognosi. Un uomo della provvidenza - sostiene don Verzé - buono, caritatevole, pio, apostolo dell'amore. (Chissà che fine ha fatto don Verzé dopo il crack milionario del suo S. Raffaele prontamente sopito dal vaticano grazie anche al nostro otto per mille).
La7 ha trasmesso un bigino riassuntivo sul nostro presidente del consiglio, Silvio forever, un film di Roberto Faenza sceneggiato da Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, quelli che hanno scritto La Casta.
Come film lascia a desiderare, ma è un spassoso promemoria delle cazzate che spara Silvio. Del protagonista però viene fuori l'immagine gigiona di un simpatico coglione.
Berlusconi sarà pure un geniale venditore capace di rifilarti anche il Colosseo a forza di "inghippi" (non nasconde di averne sempre fatto uso), ma i danni provocati a questo "paese di merda" (ancora parole sue, del Silvio), che lo ha votato e non riesce a scrollarselo dalle spalle, sono troppo gravi per essere trattati con leggerezza.
Magari alla fine il "fuoco congiunto" di giornalisti, magistrati, e tedeschi con quella "culona" della cancelliera Merkel (sempre parole del Silvio) riusciranno a farlo mollare. Se ne andrà infine, o almeno ce lo auguriamo. Comunque sarà ormai troppo tardi e finiremo con l'affondare tutti perché il berlusconismo come mentalità, con tutto quello che si è trascinato dietro, leghisti e "sinistra" corrotta compresi, resterà a lungo, come un cancro difficile da guarire.
I conti li pagheremo tutti noi, statene certi, e non riusciremo neanche a farla scontare, almeno un po', a tutti quelli che in questo ventennio ci hanno sguazzato arricchendosi.
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