"Stato di polizia!"
Inveisce il cavaliere attaccato alla poltrona di presidente del consiglio come una patélla ó scöggiu
Ci sarebbe solo da ridere detto dal capo di un governo che da interminabili anni sta lì a fare i suoi privatissimi interessi e porta allo sbaraglio questo disgraziato paese, fottendosene altamente della fine che faremo noi tutti.
Cosa sta meditando ora? Non già di levarsi dai piedi e ridare un minimo di credibilità alle istituzioni italiane - anche se probabilmente ormai il nostro destino è irrimediabilmente segnato (considerando anche gli individui destinati a sostituirlo).
Conta, l'ineffabile Silvio Bi - la cui resistibile ascesa poteva benissimo essere fermata se a contrastarla non fossero stati tipi del calibro di D'Alema e soci - di tornare alla carica delle intercettazioni e dei Blog. Di mettere insomma il bavaglio all'informazione riesumando il famigerato disegno di legge n. 1611 magari facendolo votare con un ennesimo voto di fiducia dalla sua prezzolata maggioranza e di fatto intimidendo (come in uno stato di polizia che si rispetti) la libera manifestazione del pensiero.
(Vedi Censurare Internet per salvare il premier, Guido Scorza, Il Fatto Quotidiano)
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