2006-02-03

Tragica frivolezza

Voltaire - deisme.com Voltaire

... del sacro ciascuno ha una concezione sua propria. E sarebbe auspicabile che l'opinione pubblica riservi la sua emozione e riprovazione ad altre immagini - quelle, spaventose, dei bombardamenti contro le città, degli attentati contro i civili, che vanno a colpire nell'anima l'umanità intera. repubblica.it

Questo scrive Jean Daniel, ripreso da Repubblica, sul suo blog nel Nouvel Observateur.
Non so che dire. A me cresciuto in un clima di tolleranza, che non significa condivisione, ma accettazione dell'altrui diritto ad esistere ed esprimersi liberamente, sembra pura follia tutta questa vicenda.
Le quattro vignette di dubbio gusto e scarso valore estetico pubblicate su un giornale di cui pochi fino a ieri conoscevano l'esistenza, non avrebbe avuto alcun seguito se non ci fossero degli invasati pronti a fare di ogni cazzata una guerra di religione. E così oggi anche un foglio come La Padania le pubblica per dispregio e diventa paladino di libertà d'espressione. Ridicolo se non contenesse gli elementi della tragedia. Personalmente evito il dileggio delle altrui posizioni religiose. Appartenendo alla minoranza esigua dei non credenti ritengo troppo serio il pericolo del fanatismo religioso. Il tributo di sangue versato dall'umanità nel corso della storia in nome di questa o quella fede mi ha sempre spaventato. Ugualmente quando è sembrato che le ideologie si sostituissero o sovrapponessero ai credi, assumendone le stesse caratteristiche d'intransigenza, ho rifiutato d'aderire, si trattasse del comunismo ortodosso o del liberalismo selvaggio.
Forse è vero che ho qualche pregiudizio nei confronti delle religioni, ma senza scomodare “l’oppio dei popoli” sembra più che giustificato. Allo stesso modo non occorre tirare in ballo Voltaire per comprendere quale enorme importanza abbia la libertà d’espressione.
Tuttavia come comportarsi con chi non condividendo gli stessi parametri culturali si sente comunque insultato?
È scritto nell’Enciclica DEUS CARITAS EST: "Al di là dell'apparenza esteriore dell'altro scorgo la sua interiore attesa di un gesto di amore, di attenzione, che io non faccio arrivare a lui soltanto attraverso le organizzazioni a ciò deputate, accettandolo magari come necessità politica. Io vedo con gli occhi di Cristo e posso dare all'altro ben più che le cose esternamente necessarie: posso donargli lo sguardo di amore di cui egli ha bisogno." Occorre credere per essere d’accordo?
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