Parole di Nadia Urbinati su Repubblica.
Ma è già così e non cambia, ci sia o non ci sia la legge bavaglio. Questo è il dramma.
Un italiano su cinque continua a credere ciecamente a quello che dicono il cavaliere e i suoi tirapiedi, e un altro non capisce bene cosa stia accadendo, ma comunque ritiene che siano tutti uguali giornalisti e politici, da una parte o dall'altra ognuno impegnato soltanto a tirar l'acqua al proprio mulino. Ne restano tre di italiani, su cinque, variamente altrove schierati. Ma è tanto se, di questi tre, ce n'è uno culturalmente preparato quanto basta per comprendere la nullità dei contenuti televisivi, davvero informato e capace di una lettura critica di giornali e libri - poco importa se cartacei o elettronici.
È tutto vero quanto si dice e si scrive contro questa legge liberticida sull'intercettazione (leggerne i punti cruciali sul Sole 24 ore - L'Abc del ddl intercettazioni in 27 voci - e il commento di Roberto Saviano su La Repubblica - Ecco perché bisogna fermarla è utile esercizio), ma poi?
Il ddl intercettazioni è cosa gravissima e resta incomprensibile che un Presidente della Repubblica "democratico" non si opponga, almeno formalmente, non firmandolo subito al primo colpo. Sarebbe segno sicuro del suo non gradimento ché, alla fine, è tutto quanto è in suo potere di fare. Altri si occuperanno in seguito della legge sotto il profilo costituzionale.
Però mi chiedo se i danni paventati dalla Urbinati non abbiano già prodotto tutti i loro deleteri effetti in oltre quindici anni di berlusconite. Anzi forse - ma forse - si comincia ora ad uscirne un po', ora che molti incominciano ad accorgersi dell'inganno perpetrato a loro spese facendoli sperare in in un miglioramento delle loro condizioni di vita. Resta il danno di fondo: il corrompimento del gusto, l'induzione di bisogni inutili e modelli culturali deleteri, l'adesione fideistica ad un pensiero comune che individua nell'altro e diverso (straniero, handicappato, gay o puttana) la causa del male.
Il divario tra chi è entrato a pieno titolo nell'era digitale godendone le enormi potenzialità di accesso ad ogni tipo d'informazione e chi del digitale fa un uso distorto, limitato e parziale - o non l'utilizza per nulla - aumenta anziché diminuire.
E allora tutta l'energia e l'intelligenza di giornalisti, opinionisti, scrittori, blogger, uomini di cultura, impegnati a contrastare il cavalierato, si rivolge ai soliti pochi che di queste cose s'interessano e, in buona parte, sono già ampiamente convinti. Non a caso le notizie più utili ci vengono dal sempre più raro giornalismo d'inchiesta, quello di Reporter della Gabanelli, per fare un esempio, guarda un po' la meno pagata tra i conduttori di trasmissioni TV.
I governi berlusconiani hanno prodotto una quantità di leggi deleterie, da quelle ad personam all'attuale sulle intercettazioni. Sarei contento sentire l'opposizione farne una lista e promettere solennemente, casomai tornasse a governare, che le abrogherebbe nel giro di ventiquattrore. Campa cavallo. Tuttavia, sono poco convinto che i cittadini italiani, nonostante le campagne giornalistiche, ne abbiano percepito la gravità e ne siano rimasti sensibilizzati anche quando non votano Berlusconi. Ciò che i più percepiscono è il clima da ultima spiaggia sempre più pesante. Per coloro che sono protagonisti della crisi economica conta ben di più lo sfascio di ogni certezza, conseguente alla perdita, o alla precarietà, del lavoro. Su questo dramma diffuso ci vorrebbe maggiore attenzione, ma i più sfruttati di questa società dell'ingiustizia non sono interessanti, non fanno notizia a meno che non salgano sui tetti o, meglio ancora, si suicidino.
Chi non ha l'indispensabile per sopravvivere raramente s'interessa ai grandi sistemi e alle minacce alla libertà d'espressione.
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