Non ho mai visto di buon occhio il matrimonio politico Capitelli-Filippi e dunque non mi rammarico certo per il loro divorzio. Mi rincresce, umanamente, per Piera Capitelli. Mi unisce a lei una amicizia di lunga data, che non m’impedisce però di valutare, per quel che ne so, assai negativamente l’operato della sua giunta.
Seguo alla lontana, ormai, le vicende politiche pavesi, e magari me ne faccio anche una colpa. Da quel che si legge Filippi è il "duro" contro il quale alla fine la Capitelli si è schiantata. Non per ragioni di fondo, si badi bene, ma per beghe interpersonali e questioni di cadreghini. Squallido! È il segno negativo di questa amministrazione che di sinistra ha soltanto il nome. Rincresce che la puntuale denuncia di molte malefatte da parte della consigliera Irene Campari rimanga relegata nei post del suo Blog Circolo Pasolini. Rincresce anche per l’impegno di ricerca spesso profuso. La Campari, il 27 gennaio, ha minuziosamente elencato ventinove punti d’accusa alla giunta Capitelli. Alcuni mi riescono oscuri. Cosa significa, ad esempio, “un sistema di referenti mai palesato”? Altri come “il familismo e il clientelismo partitico” sono meglio declinati con nomi, appartenenza politica e relativi compensi su un volantino a suo tempo distribuito dalla stessa in occasione delle nomine del Sindaco di suoi rappresentanti negli Enti. Però si sa che familismo e clientelismo sono mali endemici del nostro scalcagnato ceto politico – non solo a livello locale. Certo: la ventilata privatizzazione di servizi fondamentali, l’abusivismo edilizio, la contrattazione dei posti nei vari Consigli di Amministrazione – che finiscono poi, più o meno, sempre alle stesse persone – , le ordinanze estive e le multe assurde ai giovani, la vicenda Rom, non depongono a favore di una buona gestione della città. Ciò detto – e ne è consapevole anche Irene Campari – la cacciata della Capitelli non apre prospettive rosee. I successori potrebbero fare anche peggio. Col buonsenso di un ex operaio e sindacalista della Necchi, il consigliere Di Tomaso, uno dei primi a sfilarsi dalle scelte di questa Amministrazione, esprime i suoi timori nel far da sponda alla prossima vittoria del centro-destra. Insomma: magari la Capitelli se ne andrà, ma, come spesso accade tra le italiche sponde, tutto cambierà perché nulla cambi. Si crede davvero che i pavesi, pur mugugnando mugugnando, voteranno nuove facce, (sempre ammesso che qualcuno non compromesso con poteri e partiti locali trovi la forza di presentarsi alle prossime elezioni)? Personalmente ci conto poco. Chissà! Probabilmente sarà lo stesso Ettore Filippi a far ancora il vicesindaco e il consigliere al San Matteo (Cda San Matteo: 31.500 euro l'anno + 200 euro a seduta e a ciò si aggiunga il compenso come Assessore comunale, scrive Irene Campari). A meno che non punti direttamente a diventare sindaco.
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