Da lombardo indignato dico che siamo tanto disabituati a vincere da essere ancora increduli. Giuliano Pisapia ce l'ha fatta a battere Letizia Moratti proprio lì dove è nato il berlusconismo (e dico berlusconismo, come fenomeno comportamentale, perché del cavaliere - povero uomo malato e senza veri amici in grado di aiutarlo, come ebbe a dire tempo fa la moglie Veronica - non vale neanche più la pena parlare.
Berlusconi si è comperato i parlamentari necessari a non far cadere il suo governo - abbastanza facile in un parlamento di individui senza meriti, scelti dai segretari dei partiti. Però, finalmente, sembra essere arrivato il momento del risveglio da quello che, se per qualcuno era un sogno, si è trasformato in un incubo. L'incubo di una politica fatta da incompetenti mentitori, corrotti e predatori.
Non ha perso la destra e non ha vinto la sinistra per la semplice ragione che queste categorie sono finite da un pezzo. Ha perso il PDL (cioè il leader col quale si identifica e con lui è affondata la lega) e il PDsenzaelle come apparato a corto di candidati credibili. Ha vinto semplicemente la voglia di girare pagina e non solo a Milano, Napoli, Torino, Bologna, Trieste, Cagliari, ma un po' ovunque.
Non è detto che il futuro non riservi brutte sorprese. Non basta riprendersi le istituzioni per poi governarle bene e se il cambiamento non si sentirà sulla pelle delle persone la fiducia per questi nuovi eletti durerà ben poco. Non so se i dirigenti del Pd (quello senza elle appunto) l'abbiano capito. Certe dichiarazioni a caldo ed euforie fuori luogo suggerirebbero di no. Farsi da parte insieme al cavaliere (penso ai D'Alema & C, ma anche ai Di Pietro, ai Rutelli, ai Casini e compagnia cantante) sarebbe un loro preciso dovere. È chiedere troppo? No se non si vuole che questa giornata di "rinascita" si trasformi nell'ennesima vittoria di Pirro.
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