2009-02-02

Il branco

Quotidianamente stupri, stranieri pestati e bruciati, razzismo dichiarato, subito, negato. Perché è razzismo non soltanto quello nei confronti di razze diverse, ma anche quello rivolto contro gay e lesbo o contro chi, banalmente, pensa in modo diverso dal nostro. Ma niente è lineare. Ci sono anche le studentesse minorenni che, un po' per gioco, un po' per farsi una dose di fumo o di coca, la danno senza pregiudizio al primo spacciatore di colore nei giardinetti dietro alla scuola. Puttanelle? No, semplicemente ragazzine un po' confuse, come è tipico dell'età, e molto poco pensanti. Con i modelli offerti dalla tv è già una fortuna che non siano tutte così. I loro coetanei maschi, del resto, si procurano droga da quegli stessi spacciatori stranieri con i quali poi magari si accoltellano per uno sguardo di troppo alle ragazze del loro gruppo. Anche gli spacciatori non è che debbano essere necessariamente stranieri. Però nell'immaginario collettivo se il pusher è nero, e per di più si scopa la minorenne bianca di buona famiglia, ancorché consenziente, fa maggior effetto. I benpensanti incartapecoriti che, intervistati nei bar del nord-est, dicono cose agghiaccianti, possono così esercitarsi in nuove sparate contro gli immigrati. Il guaio è che il loro modo di pensare non sembra troppo diverso da quello degli operai inglesi nei confronti degli italiani e dei portoghesi. Rivendicano "lavoro britannico per lavoratori britannici". Vien da pensare: ecco, siamo allo sfascio, come prevedeva Marx il capitalismo è alla fine e tutti i suoi frutti avvelenati sono maturati. Ma "l'inevitabile crollo del capitalismo" ha dato tante delusioni ai suoi sostenitori che non c'è da sperarci troppo neppure questa volta.
Realisticamente non sembra più esserci senso del limite in niente, come se al peggio non ci fosse termine. E allora ecco la reazione protettiva dettata dalla paura. Il "diverso" qualsiasi sia il suo aspetto, diventa "il nemico". In assenza di una solidarietà sociale dettata da legami di classe ci si raggruppa per difendersi, si fa branco. E il "branco" non è soltanto il gruppo di ragazzotti pieni di testosterone pronti a stuprare, massacrate e uccidere senza un vero perché, nel totale sonno della ragione. Anche la famiglia può diventare branco concentrandosi nella difesa ad oltranza di uno dei suoi componenti o facendosi giustizia da sé per vendicare un torto subito. Altrettanto branco è la setta religiosa incapace di confrontarsi con l'altrui credere e il gruppo esclusivo di "amici" legati da interessi comuni che, forte dell'occupazione di posizioni dominanti, perpetua la propria supremazia su un territorio più o meno vasto. Allo stesso modo è branco la lobby economica e politica autoreferenziale che, slegata da qualsiasi effettivo controllo, persegue la ricerca del potere a proprio esclusivo beneficio. La logica del branco infatti non è il benessere della comunità dei simili, ma la sopravvivenza a qualsiasi costo, omertosa, incurante dei diritti del singolo, basata su una rigida gerarchia interna. Il branco non ingloba, sottomette e, se gli riesce, controlla, senza regole per sé, l'intera collettività.
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