2006-01-09

La percezione dell'onestà

benigni-berlinguer salentoskanker Piero Fassino dice: "Noi siamo un partito sano, di gente per bene, la lezione politica di Enrico Berlinguer non solo l'abbiamo ben presente nei nostri cuori ma la facciamo vivere ogni giorno con la nostra concezione della politica, con il nostro impegno in cui cerchiamo di servire il nostro paese con i valori politici a cui ispiriamo i nostri comportamenti" agi

Fassino è uomo d’onore, non ne dubito. Forse è solo ingenuo o… poco furbo. La furbizia, quando la distribuivano, se l’è presa tutta D’Alema.
Il problema è di percezione. Del catto-comunista Berlinguer si poteva non condividere la linea politica, ma è stato l’ultimo vero “segretario” del PCI, quello d’una volta che suscitava odi, critiche e passioni. Il melanconico Enrico rimaneva un’icona sia che parlasse a un milione di persone riunite, sia che fosse preso in braccia sul palco, come un sacchetto d’ossa, dall’esuberante Benigni. C’era già del marcio in Danimarca, lo si sapeva, tuttavia nessuno dubitava della sua onestà poiché l’onestà era un dato connaturato ai dirigenti della sinistra che l’avevano preceduto. Magari non era vero, ma così il popolo di sinistra percepiva i suoi capi. Non solo Togliatti, ma anche Nenni e Pertini erano moralmente fuori discussione. Nessun operaio metteva in dubbio che lavorassero per gli interessi dei lavoratori. Che si sapesse non avevano case gratis o barche in porto o rapporti privilegiati con industriali e banche. Valeva per tutti. Con i vari Foa Paietta Amendola Ingrao (per fare i primi nomi che mi vengono in mente) si poteva essere o non essere d’accordo, nondimeno restavano senza macchia, anche se, magari, se ne conoscevano i vizi. I guai sono venuti subito quando dall’opposizione si è cominciato a gestire un po’ di potere, quando si sono messe le mani sugli enti locali, quando le Coop da strumento per i lavoratori sono diventate fonte di reddito. Individui un po’ meno idealisti, però sicuramente adatti alla nuova stagione economica, hanno preso quota, a volte defilati, altre in primo piano, ma sempre più potenti ed ascoltati. È una storia non recente questa, una storia non ignota ai vecchi militanti che criticavano pur restando fedeli. Era il loro stile: diffondere l’Unità alzandosi presto anche alla domenica e mugugnare. Molti giovani di allora lo rifiutarono e diventarono “extraparlamentari” per poi rientrare, più tardi, nei ranghi e fare anche peggio dei predecessori. Così vanno le cose. Questa non è necessariamente la verità. Questa è la percezione del come sono andate le cose. Il pio Piero, sicuramente un galantuomo, dopo la telefonata con Consorte non può tirare in ballo il probo Enrico. Che nel suo partito ci sia gente per bene è certo, sul fatto che sia un partito sano c’è qualche dubbio, che sia ancora un partito dei lavoratori ci sono molti dubbi, che sia un “partito” come s’intendeva una volta il Partito è decisamente da escludere. Ma lo sa bene anche D’Alema e certamente non gli dispiace.
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