
Ciro Nacarlo è uno dei 316 operai dello stabilimento Fiat di Pomigliano d’Arco “confinati” nel reparto di Nola, metà dei quali iscritti allo Slai (costola dei Cobas).
Dice a La Stampa: «Arrabbiati sì, violenti no» e prosegue «Siamo venuti a Torino autotassandoci, facendo sacrifici enormi. Io ho cinquant’anni e sono una persona seria, non sono un facinoroso». Secondo Nacarlo, il suo gruppo, circa duecento persone, è stato messo in fondo al corteo e si è impedito in malo modo a un suo rappresentante di parlare al comizio.
Altri hanno toni apocalittici per la dura contestazione al sindacalista, arrivando addirittura ad evocare il terrorismo.
Non è capitato nulla di particolarmente grave in realtà, ma alla stampa di destra non è parso vero poter cavalcare l'episodio. Se sia stata una premeditata "azione squadristica" o più banalmente la manifestazione un po' becera di un giustificato malessere che non riscontra neppure nel sindacato una sponda protettiva, non so. Da sempre fa comodo a tanti mescolare posizioni dialetticamente critiche con frange di facinorosi e questi ultimi non si sa mai bene da chi siano manovrati. Fatto sta che il contestato Rinaldini è uno dei sindacalisti meno malleabili, ma questo non è mai stato sufficiente per sfuggire dalle critiche, né di destra, né di sinistra. Resta il fatto che, con tutti i loro limiti, i sindacati non troppo ricattabili dai padroni - e la CGIL è forse l'unico rimasto - sono l'ultima barriera contro lo sfascio di ogni regola nel mondo del lavoro.