
Lunghezza della vettura 230 cm, larghezza 142 cm, peso 285 kg. Consumo: circa un litro ogni dodici km; velocità massima oscillante tra i 40 e 50 km/h, benché in una pubblicità della Casa si legga: "velocità da 5 a 60 km all'ora". Sempre sullo stesso foglio pubblicitario si legge ancora: "motore a benzina brevettato - accensione elettrica - raffreddamento ad acqua - solidità, eleganza, leggerezza, nessuna trepidazione, nessun rumore, minimo consumo - prezzi da non temere concorrenza - carrozzeria comune e di lusso - vetture da passeggio, da corsa e da montagna".
Nessuno si augura che la Fabbrica Italiana Automobili Torino fallisca i suoi obiettivi. Sarebbe un nuovo tipo di luddismo autodistruttivo per questo disastrato paese. Però non se ne può più dei peana d'esaltazione della nostra (dis)informazione quotidiana.
"Il riscatto del Lingotto e il motore 'Multiair'"
"Un'intesa rivoluzionaria"
"Noi salviamo gli Usa. E' il mondo capovolto"
"L'orgoglio di Torino (e non solo)"
"Fisici e ingegneri, il team dei motori puliti"
"Baldassarri: adesso teniamo a bada lo sciatto-liberismo"
"Jesus Chrysler Superstar"
"Andate tutti a Detroit"
"'Cosi' creiamo l'auto che piace a Obama'"
"I magnifici sette di Fiat-Chrysler" I manager, i banchieri, i politici e gli esponenti dei lavoratori al centro della trattativa... e così via.
Insomma: un vomito unico!
Morire che qualcuno si chieda come mai l'auto dell'immagine e le attuali vetture siano sostanzialmente la stessa cosa nonostante sia passato ben oltre un secolo. Entrambe non sono altro che inquinanti stufe a petrolio su ruote. Eppure da anni si fa un gran parlare di automobili elettriche, o a idrogeno o, più banalmente, di macchine capaci di percorrere oltre settanta chilometri con un litro di carburante. Dove sono? Perché nessuno ci ha investito? Quale sarebbe la rivoluzione Fiat rispetto a Chrysler? Le dimensioni? Tutto qui? Ridicolo.