Una notizia che non è una notizia, perché non c'è niente di nuovo, è rimbalzata oggi in decine di articoli. Ecco in originale l'incipit del comunicato ministeriale:
Il nuovo obbligo scolastico e formativo fino a 18 anni e l'alternanza scuola-lavoro diventano legge. Il Consiglio dei Ministri ha approvato oggi in via definitiva, su proposta del Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, Letizia Moratti, i due decreti legislativi in attuazione della Riforma introdotta dalla legge 53/2003, che prevedono l'obbligatorietà dell'istruzione e della formazione sino a 18 anni e l'opportunità dell' alternanza scuola-lavoro per gli studenti a partire dai 15 anni. [al link il seguito]
http://www.istruzione.it/prehome/comunicati/2005/2403.shtml
Da Scuola Oggi un primo commento:
La solita politica delle bandierine? Sembra proprio di sì, anche in occasione del varo dei due ultimi decreti governativi su alternanza scuola lavoro e diritto dovere all'istruzione e formazione. E già scatta l'enfasi dei promotori sull'importanza di queste nuove iniziative di riforma. Difficile entrare nel merito, perchè non sono ancora noti i testi definitivi dei provvedimenti, ma una cosa è certa: si continua ad andare avanti senza consenso (manca in effetti l'assenso della Conferenza unificata Stato Regioni) e senza l'impegno di adeguate risorse (la commissione bilancio della camera lo ha già sottolineato). Ancora una volta, dunque, sembra di essere di fronte alla solita messa in scena di uno spettacolo di finta riforma: non importa tanto quando e come cambiare (possibilmente migliorando la qualità del servizio scolastico), ma importa solo piantare appunto un'altra bandierina. Per poter dire che si è mantenuto un impegno elettorale. Poi le cose possono andare avanti come (o peggio) di prima. La scuola italiana ha certamente bisogno di mettersi al passo dei tempi. Sull'alternanza scuola lavoro, ad esempio: sono anni che si praticano stage nelle superiori, ma come, con quale filosofia e metodi, con quali risorse? Tutto va avanti sulla buona volontà delle singole scuole e dei singoli operatori scolastici. Ma questo non basta. Si resta, insomma, senza vere strategie e soprattutto senza risorse, che sono le gambe per far camminare qualsiasi cambiamento. La questione delle risorse per la scuola in Italia sta diventando in effetti un problema drammatico. Lo sanno bene i dirigenti scolastici in questi giorni alle prese con la definizione degli organici per il prossimo anno scolastico: si taglia dovunque, si taglia senza criterio. E il tempo pieno alle elementari? Suonano campane a martello: sembra che non si riesca nemmeno a garantire le "40 ore", nemmeno quelle senza compresenza. Davvero una brutta sorpresa in questo uovo di Pasqua 2005.
http://www.scuolaoggi.org/index.php?action=detail&artid=2173
Dallo stesso sito qualcosa di più sostanziale:
Milano: il taglio degli organici abbatte tempo pieno e moduli
Qualche tempo fa avevamo prospettato l’eventualità che una profonda modifica nell’assetto organizzativo della scuola primaria – e quindi l’introduzione di fatto dell’insegnante tutor e/o prevalente – sarebbe avvenuta per “via amministrativa”, vale a dire sarebbe stata resa forse inevitabile con la definizione degli organici di istituto del prossimo anno scolastico. Non a caso si indicava nel “nodo degli organici” la questione fondamentale, la madre di tutti i cambiamenti dell’organizzazione didattica sulla scia del decreto n.59/2004. Pare che questo momento sia arrivato, almeno a considerare i dati relativi alla situazione milanese nella scuola primaria.
Va detto in premessa che a Milano si registra per l’a.s. 2005/2006 un aumento generalizzato degli alunni e quindi un aumento della richiesta di classi, in particolare a tempo pieno. I dati, in questo senso, sono eloquenti. Secondo il “monitoraggio organico di diritto a.s.2005/2006” (situazione al 15 marzo 2005) dell’Ufficio Scolastico Regionale della Lombardia, in organico di fatto a.s. 2004/2005 in provincia di Milano si registravano 148.029 alunni, 7436 classi (di cui 6438 a 40 ore) per un totale di 14.918 posti docenti.
La previsione in organico di diritto 2005/2006 è di 150.301 alunni (di cui 1393 anticipo), 7535 classi richieste (di cui 6685 a 40 ore). Lo scostamento è quindi di 2272 alunni in aumento (1,5% in percentuale), con 99 classi in più complessivamente e 247 classi in più a 40 ore (trasformazione di classi precedenti, non a TP).
Manca una variabile, decisiva: quanti saranno i posti docenti assegnati in provincia di Milano? E soprattutto: saranno sufficienti a soddisfare tutte le richieste delle scuole? La risposta, ormai chiara, è no.
In questi ultimi giorni i dati dell'area del sistema informatico del Miur relativi agli organici sono stati riveduti e corretti. Il CSA di Milano ha avuto una sola drastica indicazione: quella di tagliare posti.
Non si conoscono ancora i dati complessivi e i criteri utilizzati dal CSA che probabilmente saranno a disposizione delle organizzazione sindacali nei prossimi giorni (la segretaria provinciale della Cisl scuola, Rita Frigerio, ha richiesto un incontro urgente), ma la situazione aggiornata di diverse scuole, i tagli apportati agli organici di vari istituti costituiscono già una spia eloquente, un indicatore preciso di quanto sta per accadere.
Facciamo qualche esempio significativo (ma la situazione è abbastanza diffusa…). In una scuola di Cernusco sul Naviglio, a parità di classi rispetto lo scorso anno ma con una richiesta di tempo pieno in più, è stato assegnato in organico un docente in meno. In un’altra scuola, a Milano, la formazione di tre classi prime a tempo pieno nel plesso (una in più, rispetto lo scorso anno) vede assegnati quattro insegnanti e non sei. E si potrebbe continuare di questo passo, con numerosi casi analoghi e segnalazioni che pervengono dalle scuole.
Questo comporterà, se non saranno apportati correttivi, una radicale revisione dell’attuale organizzazione didattica: i Piani dell’Offerta Formativa delle scuole, nell’ambito dell’autonomia scolastica e delle decisioni in merito all’utilizzo dei docenti, prevedono classi prevalentemente a tempo pieno (due docenti per classe) e in parte a modulo (tre docenti ogni due classi). Praticamente questo assetto dovrà essere rivisto e si dovranno utilizzare i docenti assegnati per garantire la mera copertura oraria agli alunni. Quindi tempo scuola di 27 ore e tempo scuola di 30 ore (40 con la mensa), senza compresenze. E in diversi casi non si riusciranno a garantire neppure le 40 ore, per mancanza di organico.
Vale a dire la riforma Moratti in diretta, così come la prevede il decreto 59/2004, con avvio graduale e progressivo. La scomparsa di fatto dunque - a partire da diverse classi prime ma con ricadute a catena su altre classi - del tempo pieno classico e degli stessi moduli didattici. Insomma, eccoci al redde rationem. Auguri!
Dedalus
http://www.scuolaoggi.org/index.php?action=detail&artid=2172
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